7.0
- Band: TEXTURES
- Durata: 00:56:20
- Disponibile dal: 23/09/2011
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
Un ritorno gradito di questo 2011 è sicuramente quello dei Textures, ovvero una delle poche band math che è riuscita a ritagliarsi un certo interesse nel panorama modern metal europeo. Tre full-length pubblicati con conseguenti riscontri sempre più positivi sia dai fan che dalla critica e, come se non bastasse, un contratto nuovo di zecca con la Nuclear Blast Records. La scalata verso il successo per questi olandesi sembra proprio inarrestabile. Con il loro quarto album, “Dualism”, il sestetto ha dovuto però affrontare l’abbandono del cantante Eric Kalsbeek e del tastierista Richard Rietdijk, rimpiazzati rispettivamente da Daniel De Jongh e Uri Dijk. Questo cambio di formazione ha portato con sé l’apporto di diverse modifiche nel sound della band rispetto a quello dei precedenti lavori, ottenendo come risultato un approcio alla propria musica più atmosferico e meno cervellotico, permettendo così un’accessibilità maggiore per chi, fino ad oggi, riteneva la loro proposta troppo tecnica e eccessivamente ancorata alla scuola meshugghiana. Fondamentale, in questo caso, è la scelta del nuovo frontman, vocalmente meno accattivante di Eric Kalsbeek, ma non per questo lungi dall’essere un ottimo sostituto. Non solo si dimostra un singer molto versatile – capace di passare dal cantato pulito al growl con gran facilità – ma il suo uso gusto melodico, apportato alle linee vocali, è inaspettatamente sorprendente. Basta prestare attenzione a diverse tracce-chiave per rendersi conto di questo cambiamento: “Consonant Hemispheres” e “Reaching Home” danno libero sfogo agli ariosi dipinti vocali di Jongh, entrando prepotentemente nella testa dell’ascoltatore. L’occhio strizzato alla melodia lo si vede poi in pezzi come “Burning The Midnight Oil” – ventilata da una piacevole atmosfera post rock – o “Black Horse Stampade”, un incedere alla Mastodon che si dirama poi in passaggi progressive. Echi del passato poliritmico vengono uditi nettamente solo con “Sanguine Draws The Law” e “Singularity”, vicine all’operato di “Silhouettes” e di certo le più apprezzate dai fan di vecchia data. Questa è la nuova via che hanno scelto di intraprendere i Textures, una band cambiata ed evolutasi verso una nuova fase della propria carriera dove – a nostro avviso – il meglio lo devono ancora dare. Sono ancora infatti diverse le ingenuità in questo nuovo tipo di songwriting, a tratti troppo prolisso e colpevole di diminuire il livello d’attenzione dell’ascolto; una pecca che – ne siamo sicuri – il talento di questi ragazzi riuscirà ad esorcizzare in vista di nuove uscite future. Pur avventurandosi verso nuovi territori inesplorati, la banalità e la scontatezza rimangono due aggettivi lontani dai sei olandesi, un pregio che permetterà loro di destare l’interessamento di una nuova frangia di pubblico.