THE ACACIA STRAIN – Coma Witch

Pubblicato il 24/11/2014 da
voto
6.0
  • Band: THE ACACIA STRAIN
  • Durata: 1:04:17
  • Disponibile dal: 14/10/2014
  • Etichetta:
  • Rise Records

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La band del Massachussets ha davvero bisogno di poche presentazioni: giunti con questo “Coma Witch” alla settima release della loro carriera (iniziata nell’ormai lontano 2001), i Ragazzi hanno sempre cercato di scrollarsi di dosso la pesante etichetta di “deathcore band”, non volendo venire accomunati a tutte quelle band “trendy” che afferiscono al filone. Oltre questo, I Nostri si sono ritagliati un posto particolare all’interno del genere offrendo una proposta tendenzialmente molto più “lenta” rispetto ai canoni, creando dei veri e propri muri sonori fatti di chitarre che macinano riff pachidermici, e vocalizzi cavernosi e monocordi. Questo “Coma Witch” è il primo album della formazione statunitense a vedere la luce dalla dipartita del membro fondatore e mastermind del gruppo, il chitarrista Daniel “DL” Laskiewicz, il cui lavoro su disco è stato rimpiazzato da Devin Shidaker (Oceano) e Richard Gomez (Molotov Solution), i quali cercano di non fare rimpiangere il caro “DL” al meglio delle loro possibilità, anche se una differenza rispetto a lavori quali il ben più vario “Death Is the Only Mortal” si sente chiaramente. Come da tradizione, abbiamo a che fare con un lavoro oscuro, caustico, pervaso di odio verso l’umanità e di speranze infrante, misantropia e nichilismo (insomma, se siete in cerca di qualcosa con cui allietare i vostri pomeriggi domenicali, guardate pure altrove). Nonostante un’ottima produzione targata Rise ed un lavoro strumentale formalmente impeccabile, ll disco sembra non riuscire mai a decollare, complici un’omogeneità compositiva dallo scarso appeal, fatta di riffoni ribassati come se piovesse e di interminabili breakdown. Se dopo i primi episodi ci fanno ondeggiare il capo compiaciuti, arrivati alla fine mettono a dura prova la nostra pazienza, facendoci sovente premere il tasto skip. In aggiunta, il lavoro viene zavorrato da minutaggio decisamente eccessivo, principalmente a causa di “Observer”, metal suite ambiziosa e teatrale posta in chiusura alla fine della quale il nostro cronometro segna quasi 28 minuti. Insomma, un album che potrà andare bene per i consumati fan della band, mentre temiamo faticherà ad ammaliare chi non è avvezzo a questo tipo di sonorità.

TRACKLIST

  1. Human Disaster
  2. Cauterizer
  3. Send Help
  4. Holy Walls of the Vatican
  5. VVorld Demise
  6. Nailgun
  7. Graveyard Shift
  8. Bridgepainter
  9. Whale Shark
  10. Delusionalisphere
  11. Observer
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