
7.0
- Band: THE ACACIA STRAIN
- Durata: 00.45.36
- Disponibile dal: 09/10/2012
- Etichetta:
- Rise Records
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C’è chi li ha definiti come “gli Hatebreed se ascoltassero meno Slayer e più Morbid Angel”, chi “una versione tamarra e hardcoreggiante di realtà come Crowbar e Soilent Green”. Nel 2012 i The Acacia Strain posano un nuovo sacrificio sotto l’altare del deathcore, glorificando accordature abissali con chitarre a otto corde, growl cacofonici, attitudine da uomo di Neanderthal e senso dell’umorismo. Il riferimento ai Meshuggah non si può schivare ma, essendo fondato sulle solide basi dell’ignoranza, senza poliritmie e virtuosismi, si riduce in semplice e giustificabile influenza, con una bella pernacchia a tutto il carrozzone djent col quale il gruppo non ha nulla da spartire. La morsa soffocante del riffing offre qualche apertura nella dinamica “Brain Death”, che stupisce con influenze metalcore donando fiato solo per il piacere di prolungare l’agonia della vittima (il “bleah” sul finale fa sempre piacere). Il resto è pesantissimo, pachidermico, monolitico. “Death Is The Only Mortal” non merita di essere confinato agli amanti delle accordature ribassate, e nemmeno ai fan della scena a stelle e strisce: anche se non ci sono capelli lunghi anche il metallaro italiano, amante delle sonorità estreme che vive nel presente, può apprezzarne la caratura. “Garantito al 100%. No dubstep, no remix, no DJ, no stronzate”.