6.5
- Band: THE AGONIST
- Durata: 00:43:41
- Disponibile dal: 23/02/2009
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Tornano alla carica i canadesi The Agonist, forti di un debutto ben riuscito quale “Once Only Imagined”, risalente ad un anno e mezzo fa, e soprattutto della ‘importante’ presenza della gattina blu Alissa White-Gluz, frontgirl fra le più in vista degli ultimi tempi, assieme alla labelmate Maria Brink, cantante degli In This Moment, quest’ultima probabilmente più dotata sotto certi punti di vista ma sicuramente più scarsa della White-Gluz sulle assi di un palco. Ma bando al gossip onanistico e pruriginoso – inevitabile in simili contesti – e avanti con la recensione di “Lullabies For The Dormant Mind”, secondo full della band di Montreal: se possibile, considerato il caos controllato già udibile nel precedente lavoro, i ragazzi hanno creato o cercato di creare sonorità ancor più ricche e dinamitarde, pregne di arrangiamenti, soluzioni dagli stampi più svariati, collaborazioni orchestrali e violinesche e quant’altro di stuzzicante la fantasia dei tuttologi del death-core più open-minded e contaminato. Hanno fatto bene ad agire così, i nostri The Agonist? Secondo noi non tanto: il primo ascolto è quasi drammatico, purtroppo; la confusione dei brani, le mille sovraincisioni vocali e la marcata complessità dei pezzi – una slavina di riff, stacchi e controstacchi che ancora un po’ manco i Cephalic Carnage… – rendono davvero traumatico l’approccio alla comprensione del disco, un’orgia di vocalizzi, grugniti, grida lancinanti, cori in sottofondo e una cacofonia di base che non piace proprio. C’è del grind, del math, del black nel suono dei The Agonist, che però poi si apre in chorus puliti roboanti ed epici per magari rientrare in fretta in carreggiata proponendo un po’ di sano mosh-core da cartelle in faccia. La storia cambia un po’ con il proseguire delle fruizioni, in quanto ci si comincia ad abituare al bailamme senza senso e gli si riesce a dare forma ed immagini. Insomma, tantissima, troppa carne al fuoco per questa dotatissima formazione che, essendo canadese, forse tende a risultare tecnica e contorta oltre il dovuto: ci piacerebbe sentirli alle prese con musica più ragionata e semplice, anche di poco, perché in “Lullabies For The Dormant Mind” c’è quasi tutto ma niente soddisfa in pieno. A parte, ovviamente, Alissa White-Gluz, che confermiamo una fuoriclasse un po’ in tutti i sensi, in primis quello vocale…