6.5
- Band: THE AMITY AFFLICTION
- Durata: 00:36:21
- Disponibile dal: 21/02/2020
- Etichetta:
- Pure Noise Records
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Accantonate le sperimentazioni di “Misery” – tentativo un po’ maldestro di accodarsi agli ultimi BMTH, con riscontri però tiepidi da pubblico e critica, i The Amity Affliction sembrano decisi a tornare alle radici di quel metalcore che, ormai dieci anni fa, li rese tra i protagonisti della scena australiana, con lavori seminali come “Youngbloods” e “Chasing Ghosts”. Il rimando ai vecchi dischi, evidente fin dalla spettrale copertina, trova conferma in testa e in coda, con l’opener “All My Friends Are Dead” (partenza lanciata a traino dell’intro “Coffin”) e la conclusiva “Catatonia” a mostrare il lato più ruvido del gruppo di Queensland, se pur come da tradizione edulcorato dalle immancabili clean vocals all’altezza dei ritornelli. Nel mezzo, qualche passaggio più arioso in stile “Let The Ocean Take Me” (“Soak Me In Bleach”, “All I Do Is Sink”), in una sorta di pendolo che oscilla tra l’allegra dolcezza di “Aloneliness” (che avrebbe ben figurato nel precedente “Misery”) e la grinta di “Born To Lose”, carica come un pezzo dei Beartooth. Come capita sovente alle band in crisi d’identità, i The Amity Affliction decidono quindi di giocare il jolly DC (inteso come il partito, non la casa editrice di fumetti), mescolando nel frullatore tutte le sfumature della loro discografia, in una sorta di ‘greatest hits di inediti’ che, eccezion fatta per la scialba “Baltimore Rain”, non delude le aspettative pur senza offrire nulla di nuovo. La terra dei Canguri offre decisamente di meglio, ma per chi li segue da sempre “Everyone Loves You…Once You Leave Them” potrebbe riaccendere un po’ della vecchia passione.