7.0
- Band: THE ATOMIC BITCHWAX
- Durata: 00:34:37
- Disponibile dal: 05/12/2017
- Etichetta:
- Tee Pee
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Gli Atomic Bitchwax sono uno di quei gruppi a cui non si può non voler bene. Anche non avendoli mai ascoltati né sentiti prima d’ora, come si fa a dire di no ad un disco che mette in copertina una tipa nuda nello spazio? Facezie a parte, la band, nata negli anni Novanta e legato a doppio filo ai Monster Magnet (di cui due terzi fanno parte, ossia Chris Kosnik e Bob Pantella) torna oggi con un settimo album che si lascia alle spalle progressismi e velleità volte alla sperimentazione e ci sforna “Force Fields”, che seppur ligio al suo essere – sulla carta – figlio di una stoner rock band e con un trascorso pieno di storie, è un trionfo chiassoso e riuscito di rock and roll sleazy e fulminante dalla prima all’ultima nota, con chiari riferimenti ai Seventies alla concezione autodistruttiva che tanto amiamo. “Hippie Speedball” mette in chiaro le coordinate con due minuti e mezzo di brano spaccaossa ma che risalta immediatamente la ‘leggerezza’ (attenzione, non la superficialità) del lavoro in questione. Niente significati intrinseci, just rock and roll, bitches. La prima parte del disco vola via tra brani cortissimi, veloci, riff oriented e il cui ritornello viene immediatamente memorizzato in una sorta di cocktail di alcolici e droghe mescaline che culminano nella spettacolare “Crazy”, un caleidoscopio di riff e bpm scanditi da una batteria pestata senza sosta, che ci riporta alla mente gente come gli Hellacopters e che diventa a modo suo punto di snodo di “Force Fields” tutto, dando il via ad una seconda parte magari meno imperterrita ma non per questo meno assidua nella sua riproposizione o non godibile. Anzi, la seconda parte sembra il dopo sbronza della prima, dove lo spirito resta intatto ma la foga si prende un momento. Dodici pezzi di cui solo cinque sopra i tre minuti, uno schiaffo a mano aperta di rock and roll veloce e sporco, suonato con esperienza ed un tiro pazzesco, titoli come “Alaskan Thunder Fuck”, “Tits And Bones”, “Humble Brag”, tipe nude in copertina, mai un calo per tutta la durata, riffing serratissimo. Davvero, cos’altro dobbiamo dirvi per farvelo ascoltare?