6.5
- Band: THE AXIS OF PERDITION
- Durata: 01:01:07
- Disponibile dal: 25/04/2011
- Etichetta:
- Code666
- Distributore: Audioglobe
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Sarà uno scherzo, una coincidenza clamorosa, la beffa del secolo o una furbata incredibile. Il sottoscritto non è informato sul sound dei suoi precedessori, ma il nuovo “Tenements (Of The Anointed Flesh)” dei britannici The Axis of Perdition è uguale in tutto e per tutto a “Paracletus” dei Deathspell Omega e ai suoi altri due “gemelli”, “Fas…”, e “Si Momentum…”. E per “uguale” non intendiamo “simile” e neanche “sulla stessa scia di…” o cose del genere, ma bensì proprio “identico” nel senso più stretto e imbarazzante del termine! No, sul serio, per darvi una idea, la prima cosa che questo album ha fatto pensare al sottoscritto dopo tre secondi di ascolto è stato il dubbio atroce di essere caduto vittima di uno scherzo. Anche un improbabile scambio accidentale di audio è venuto in mente, ma poi ci siamo dovuti arrendere alla realtà dei fatti: questo è l’album di un’altra band e non un fantomatico album andato perduto dei Deathspell Omega. Il fatto sembra ancora più scoinvolgente se si pensa che la band è praticamente contemporanea ai Deathspell Omega e non successiva, con il primo album risalente al 2003, in linea con i primi passi del misterioso ensemble francese. Insomma, copioni spudorati in giro ce ne sono tanti, ma si spera non fino al punto di diventare la band ombra di un coetaneo ancora sconosciuto! Mistero fitto, insomma. Non rimane granchè altro da aggiungere se non ribadire il fatto che questo “Tenements (Of The Anointed Flesh)” ha le stesse medesime coordinate sonore e stilistiche che hanno reso celebri le devastanti ed iper-strutturate ultime uscite dei Deathspell Omega: ampie aperture post-rock e noise-industrial condite da lugubri intermezzi ambient e spoken word, cascate e grovigli inestricabili di riff dissonanti e contorti, blastbeat deraglianti, voci assolutamente non di questo mondo e una generale e pervasiva oscurità assolutamente inumana e raccappricciante, che rivela un satanismo cieco e bieco che non è solo formalizzato in stilemi stilistici e nell’immaginario di insieme, ma anche assolutamente palpabile e reale nei suoni. Il secondo problema che sorge oltre alla somiglianza stucchevole fra le due band è che anche questi inglesi indemoniati, come i loro vicini parenti francesi, ci sanno fare, e il disco in questione è suonato da professionisti veri con tutte le carte assolutamente in regola, e le composizioni qui presenti sono tutte di buona fattura. Il discorso quindi non può essere liquidato come un semplice plagio e andrebbe affrontato forse diversamente e idealmente in maniera più approfondita, ma di fatto sta che questi sono gli elementi a nostra disposizione, per cui meglio rimanere cauti, soprattuto in considerazione del fatto che, come espresso in apertura, la faccenda è estremamente sospetta. Un mezzo punto in più aldisopra della semplice sufficienza si può assegnare al disco in virtù del fatto che la componente industrial sembra essere più tenuta in considerazione e sviluppata maggiormente dal combo inglese rispetto ai loro parenti stretti d’oltremanica – aspetto questo che li stacca leggermente dalla orbita gravidazionale imbarazzante dei Deathspell e li avvicina un tantino di più ad altri esploratori similli, come gli Anaal Nathrakh o i Blut Aus Nord. Considerazioni che vanno fatte queste, ma che cambiano poco un giudizio che, alla fin,e è fortemente radicato nel dubbio e viene dunque espresso col freno a mano tirato. La prudenza, si sa, non è mai troppa.