7.0
- Band: THE BLACK DAHLIA MURDER
- Durata: 00:37:07
- Disponibile dal: 18/09/2015
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Il nuovo album dei The Black Dahlia Murder arriva puntualissimo (il gruppo ha sempre pubblicato un nuovo lavoro ogni due anni) e anche questa volta il risultato finale rispetta in pieno qualsiasi tipo di previsione. Coloro in cerca di novità possono quindi tranquillamente passare oltre: come al solito, la band di Detroit non ha apportato alcuna significativa modifica al proprio stile, rimanendo fedele a quel melodic death metal che i precedenti capitoli discografici hanno rivisitato ed esplorato in lungo e in largo. I The Black Dahlia Murder non sono mai stati – e probabilmente non saranno mai – un grande esempio di originalità o di dinamismo, ma, davanti alla maggior parte della discografia, è difficile non parlare di loro come di una formazione appassionata, concreta e onesta. Il successo che Trevor Strnad e compagni hanno raggiunto è forse spropositato rispetto all’effettivo valore e alla rilevanza della musica, ma ciò non toglie che numerosi loro album siano dei campioni più che gradevoli di melodic death metal dalle tendenze ora più groovy e brutali, ora più agili ed epiche. Rispetto al precedente “Everblack”, il nuovo “Abysmal” offre composizioni meno istrioniche e articolate, ma la rinnovata attitudine irruente viene questa volta supportata da una produzione maggiormente “live” che finisce per donare parecchio al materiale. Il gruppo è da sempre una macchina da tour e l’energia dei suoi concerti è finalmente stata catturata – almeno in parte – in una registrazione in studio: si sente che il gruppo ha evitato di ritoccare ogni singolo passaggio e brani ritmati come “Re-Faced” o “That Cannot Die Which Eternally Is Dead” finiscono per trarre linfa vitale e ulteriore spinta da questo nuovo approccio. Certamente non tutto nella tracklist è indispensabile, ma il livello complessivo si dimostra comunque più che dignitoso e tutto sommato in linea con quello degli ultimi due album. Del resto, la formula a base di At The Gates, ultimi Carcass e Necrophobic è ormai stata ampiamente collaudata e anche quando i ragazzi provano a cambiare leggermente (un paio di episodi ricordano persino i Cradle Of Filth più asciutti) il bersaglio non viene mancato. L’esperienza maturata in quindici anni di carriera si fa sentire, dopo tutto.