7.5
- Band: THE BLACK DAHLIA MURDER
- Durata: 00:44:33
- Disponibile dal: 11/06/2013
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Sembra proprio che i The Black Dahlia Murder diano il meglio quando si lasciano infatuare dal fascino dell’oscurità. A ben vedere, i loro album migliori sono infatti quelli che nel titolo o nella copertina rimandano alla notte e alle tenebre – “Miasma” e “Nocturnal” – e anche il nuovo “Everblack” non fa eccezione, rivelandosi un lavoro più ispirato e concreto rispetto ai due che lo hanno preceduto. Se dovessimo citare affinità musicali, dovremmo come al solito andare a pescare soprattutto nel calderone death-black svedese dei Nineties, ma, nonostante i paragoni possano risultare ovvi e ingombranti, “Everblack” non suona esattamente come una semplice riproposizione di stilemi. Certo, non c’è nulla di rivoluzionario qua dentro, ma il livello di scrittura dei pezzi in questa occasione è talmente alto che il disco esce fuori dalle casse quasi sempre piuttosto fresco e coinvolgente. Parrebbe proprio che il gruppo di Detroit sia riuscito dopo qualche tempo a spostare in avanti l’asticella del suo suono, plasmandolo della rabbiosa urgenza dei tempi che viviamo e da una passione per tutto ciò che è metal estremo anni Novanta (At The Gates, Necrophobic, persino qualche spruzzata di Morbid Angel). Come già per il precedente “Ritual”, si sente che l’ingresso in formazione dell’ex Arsis Ryan Knight alla seconda chitarra abbia conferito ai brani dei ragazzi un pizzico ulteriore di varietà e raziocinio, ma bisogna dire che è tutta la band – compreso ovviamente il chitarrista e principale compositore Brian Eschbach – ad apparire in forma, concentrata e, soprattutto, ancora affamata, nonostante l’incredibile successo degli ultimi anni. “Everblack” è una più che valida dimostrazione di melodia, potenza, sana e robusta ruvidità death metal senza cedimenti. Un album semplice e diretto di fattura quasi magistrale, tirato a palla dalle chitarre, che rubano feroci gran parte della scena, fino quasi a coprire l’ormai inconfondibile screaming di Trevor Strnad, il quale, a dire il vero, qui è nonostante tutto alle prese con alcuni dei chorus più ficcanti del repertorio dei Nostri (vedi “Raped In Hatred By Vines Of Thorn”). Aggiungeteci una sezione ritmica solidissima e avrete il quadro completo. Grazie a pezzi del calibro di “In Hell Is Where She Waits For Me”, “Phantom Limb Masturbation” ed “Every Rope A Noose”, “Everblack” si afferma con prepotenza e giustifica (almeno in parte) la grandissima popolarità che da tempo arride a questi ragazzi. In tanti continueranno – erroneamente – a scambiare i Nostri per il solito gruppo death-core senza arte nè parte, ma ormai è altrettanto vero che ribadire il contrario e cercare di convincere tali “puristi” sia praticamente una battaglia persa in partenza. Il consiglio è uno ed è sempre il solito: ascoltare la musica senza farsi traviare da fattori come immagine, età e compagni di scuderia o tour. Al di là dei gusti personali, scoprirete qualcosa che trasuda genuinità e passione.