7.5
- Band: THE BODY
- Durata: 00:36:35
- Disponibile dal: 08/11/2024
- Etichetta:
- Thrill Jockey Records
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Si può generalmente riscontrare come da qualche anno a questa parte una certa frangia del metal più sperimentale, prossimo al noise e alla musica d’avanguardia, sia riuscita a raccogliere l’attenzione di un pubblico non necessariamente avvezzo al sound di gruppi e progetti seminali, non collocabili in senso stretto nel contesto della musica pesante.
Il successo riscosso da gruppi come Full Of Hell o Primitive Man testimonia un diffuso interesse per sonorità riconducibili a nomi storici ed illustri quali Swans, Godflesh, Big Black o Merzbow; se ne potrebbero citare molti altri cronologicamente più vicini all’attualità, e nel novero dei recenti nomi influenti rientrano ormai di diritto anche i The Body. Quella dei Nostri è infatti una ventennale discesa nel terrore all’insegna del più spietato rumorismo tinto di industrial, sludge e doom metal la cui nera fonte di ispirazione sembrerebbe essere apparentemente inesauribile.
Forti di otto full-length e di un numero veramente importante di split, EP e album in collaborazione con altri progetti musicali, il duo composto da Chip King e Lee Buford ci consegna un secondo disco per il 2024 intitolato “The Crying Out Of Things” in seguito al recentissimo “Orchards Of A Futile Heaven”, album realizzato assieme all’artista berlinese Dis Fig e pubblicato all’inizio dell’anno sempre per Thrill Jockey Records.
Notevole è il fatto che, in un genere per certi versi poco definibile dal punto di vista di canoni e coordinate stilistiche, i The Body siano stati in grado di costruire e definire una propria identità in grado di manifestarsi trasversalmente attraverso la musica, i testi e gli artwork susseguitisi in vent’anni di attività prolifica, di cui il nuovo “The Crying Out Of Things” può essere considerato una sorta di manifesto.
Con il loro ultimo disco i Nostri ci consegnano infatti uno spaccato comprensivo del loro sound abrasivo ma al contempo dinamico, essenziale eppure immenso: i consueti fiumi di distorsione tipici delle loro produzioni inondano i ritmi sostenuti e talvolta al limite del ballabile di pezzi come “A Premonition” o “Last Things”, mentre emerge una certa ispirazione r&b nel penultimo pezzo della tracklist intitolata “The Building”.
La quinta “Less Meaning” ci presenta invece una interpretazione della musica punk secondo un’ottica vicina alla musica breakcore più belligerante, mentre “Careless And Worn” ci consegna alcuni arrangiamenti di corno profondamente malinconici e al contempo disturbanti; palpabile è la generale volontà dei The Body di condensare elementi provenienti dai più disparati generi musicali e, di fatto, distruggerli sotto il peso di un uso dell’effettistica spietatissimo e dedicato totalmente all’espressione dei più cupi sentimenti dell’animo umano.
Non importa come di fatto le liriche siano rese inintelligibili dalla distorsione applicata alle urla strazianti di King, o come gli arrangiamenti di batteria siano spesso annichiliti da glitch e artifici di produzione molto vicini alla musica elettronica, rendendo dunque di tanto in tanto difficilmente riconoscibili i pattern ritmici: i The Body riescono ancora una volta a veicolare in maniera molto chiara quella che è la caratteristica angoscia esistenziale dei loro dischi, ammantando di sensazioni sgradevoli la loro visione dello sludge e del noise come poche formazioni sono effettivamente in grado di fare.
Risulta chiaramente difficile poter dare notizia di questo tipo di proposta in maniera oggettiva, ma siamo certi che per coloro che già seguono la band il nuovo “The Crying Out Of Things” sarà un disco interessante e degno d’attenzione, pur non aggiungendo in un certo qual senso nulla di particolarmente innovativo rispetto a quanto già effettivamente realizzato dal gruppo. Una considerazione ulteriore può essere fatta anche per coloro che invece magari non conoscono bene le prodezze dei Nostri, laddove il loro ultimo disco si presenta in maniera a tratti più accessibile rispetto ad altri episodi della relativa discografia – ovviamente rimanendo nell’ambito di un tipo di musica le cui coordinate si assestano su territori veramente ostici e poco amichevoli all’ascolto.
L’ultimo disco dei The Body può in sunto essere considerato per certi versi una summa di quella che è l’estetica della band, sviluppata nel corso di una discografia nutrita e oggi più che mai esposta all’attenzione di un pubblico ancor più ampio e pronto ad accogliere definitivamente l’esperienza di un gruppo veramente particolare e avverso all’ascolto facile e disimpegnato: “The Crying Out Of Things” è in tal senso tra i lavori più adatti per introdurre il sound della band a coloro che ancora magari conoscono relativamente poco le caratteristiche di un gruppo divenuto importante in anni recenti, ed è inoltre un’opera in cui gli ascoltatori che già conoscono il gruppo potranno invece ritrovare tutte le caratteristiche peculiari del caso.