8.0
- Band: THE COMMITTEE
- Durata: 00:45:58
- Disponibile dal: 29/05/2020
- Etichetta:
- Folter Records
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Approcciarsi a un nuovo disco dei The Committee significa sempre immergersi in un mondo distopico, una bolla temporanea alternativa che ci avvolge con storie politiche e sociali disturbanti, rese a meraviglia dal loro sound obnubilante. “Utopian Deception” è una continua e magniloquente alternanza tra oscuri riff di chitarra e passaggi acustici, integrati a meraviglia da un uso mai strabordante delle tastiere, il tutto votato a creare un’atmosfera fortissima, da cui è difficile non farsi conquistare.
Immaginate di immergervi in una lettura tra la sci-fi e il saggio sociologico, in cui non è però la vista il senso che stimola il nostro cervello. Cospirazioni, guerre declinate in varia forma, la risposta delle masse alle rivoluzioni sociali: sono questi i temi che The Committee trattano per l’ennesima volta nella loro saga oscura, configurandosi curiosamente in questo caso come la colonna sonora perfetta della situazione fuori dal comune che stiamo vivendo nelle nostre case. Le loro complesse narrazioni, insieme musicali e liriche (da notare come oltre all’inglese il misterioso combo faccia ricorso anche alla lingua russa), hanno non poche similitudini coi paesaggi sonori di band come 1914 e Mgla, eppure questo misterioso combo riesce ancora una volta a far emergere una personalità ben distinta, frutto di un’attenzione ai dettagli eccellente, anche quando il sound appare più scarno o sono “solo” dei riff perfetti a definire brani di rara fattura. Le linee vocali, aspre ma molto intellegibili, tengono alta la dimensione espressiva del disco, tanto nei momenti più epici e cadenzati (“Awakening – Unimaginable”, “Lexi-Con – Radical”), tanto quando si fa strada una dimensione più trasognata e sospesa. Sono esempi perfetti di questa seconda componente l’arpeggio iniziale di “Infection – Sensible”, un brano che poi riprende selvaggiamente ad avillupparci in tentacoli opprimenti, oppure l’intermezzo quasi progressive di “Harrowing The Sane – Popularization”, probabilmente il brano-manifesto di questo disco: struggente, nichilista, quasi doom nelle sensazione che riesce a trasmetterci. Da qui in poi resta solo l’abbandono; in particolare sulla cupa linea di basso che percorre la conclusiva “Ashes – Norm”, trasfigurata nel finale in un suono di risacca che ci porta via come resti insignificanti. Per il resto, non c’è nulla di straordinario, paradossalmente, in questo disco; eppure non c’è una nota sbagliata o fuori posto, e sono proprio l’impatto complessivo e la capacità di estraniarci con il loro sound ormai impeccabile a rendere l’ascolto imprescindibile.