6.5
- Band: THE CROWN
- Durata: 00:44:07
- Disponibile dal: 27/09/2010
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Tra le band più amate dell’infornata scandinava impostasi all’attenzione generale una quindicina di anni orsono, i The Crown decidono di ritornare sul mercato dopo lo split avvenuto ormai sette anni fa. Sette anni durante i quali i vari ex membri della band hanno dato vita a progetti decisamente diversi tra loro, tra i quali quelli che hanno avuto più seguito sono gli Angel Blake e gli One Man Army And The Undead Quartet del singer storico degli svedesi, Johan Lindstrand, che infatti ha preferito non prendere parte al come back. Al suo posto è stato chiamato Jonas Stalhammar, dalla lunga carriera in band minori, tra i quali segnaliamo i God Macabre. Il nuovo “Doomsday King” lascia un po’ in disparte l’impeto rockeggiante e groovy di “Possessed 13”, andando a pescare a mani basse dal periodo “Deathrace King” e “Crowned In Terror”: siamo davanti quindi a sonorità death thrash svedesi che vengono scaricate addosso all’ascoltatore con una foga ed un parossismo tale da lasciare annichiliti. Sono proprio gli up tempo a farla da padrona, sebbene le cose migliori i The Crown le facciano sentire quando il loro sound cala di ritmo e si stratifica maggiormente. I brani migliori sono l’iniziale title track, arrembante death thrash guidato dal riffing micidiale della coppia d’asce Sunesson / Tervonen, con ritornello leggermente melodico ed assolo ottantiano a cavallo tra thrash ed heavy; segnaliamo anche “The Tempter And The Bible Black”, mid tempo squisitamente thrash, dove i nostri estremizzano il suono di “…And Justice For All” rendendolo più attinente ai loro canoni. Bella anche l’accoppiata finale composta da “From The Ashes I Shall Return” e “He Who Rises In Might – From Darkness To Light”: il primo brano è ben strutturato, con passaggi pesanti e cupi ed un ottimo lavoro ritmico di Janne Saarenpää alla batteria, mentre la traccia conclusiva, come spesso accade con i The Crown, è una cavalcata death furiosa e nel contempo piuttosto groovy. Purtroppo però nella track list vi sono anche degli episodi assolutamente scontati, come "Soul Slasher" e "Blood O.D.", che vivono solamente grazie ad un impatto terremotante, oppure le ripetitive “Age Of Iron” e “Desolation Domain”. I passaggi più groove e death and roll sono ridotti al minimo, ne troviamo ad esempio in “Through The Eyes Of Oblivion” e in pochi altri frangenti: i ragazzi hanno voluto puntare tutto sull’impatto per il loro rientro sul mercato. Stalhammar si difende molto bene e la sua performance è assolutamente degna di nota, così come quella dei due chitarristi, delle vere e proprie macchine da riff capaci di partorire anche delle buone parti soliste. Da un mostro come Saarenpää ci si aspettava qualcosa di più a livello di varietà, invece spesso e volentieri si limita a dettare il tempo e basta. In definitiva “Doomsday King” è un discreto lavoro che probabilmente piacerà ai fan più accaniti e, se ben promosso, permetterà ai The Crown di conquistarne di nuovi; fatto sta che a nostro parere, stante il risultato, probabilmente la reunion si poteva tranquillamente evitare.