6.0
- Band: THE DEVIL WEARS PRADA
- Durata: 00:45:12
- Disponibile dal: 11/10/2019
- Etichetta:
- Solid State Records
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Come uno dei pochi gruppi che sono riusciti a rimanere sempre ad alti livelli in un decennio di metalcore, portiamo il dovuto rispetto ai The Devil Wears Prada, band che ha recentemente deciso di uscire dalla propria zona di comfort ed ampliare il proprio stile in maniera drastica. Quando però da metalcore e merch con mostri variopinti si arriva ad un look total black e l’evoluzione stilistica ricalca quella dei Bring Me The Horizon, gli occhi ci si girano automaticamente all’indietro, con le pupille che si nascondono dietro le palpebre. Certo, è raro essere precursori come la band di Oli Sykes e un’evoluzione come quella di Northlane ed Issues non è alla portata di tutti, ma quel metalcore destrutturato che punta a rock, arrangiamenti ricercati, elettronica e melodie pop è una strada abbastanza banale. Pur ricalcando la parabola degli ultimi album dei BMTH, per i primi tre brani la formula regge davvero bene, dobbiamo ammetterlo: “Switchblade” è cruda, energica e disperata, con synth distorti e melodie davvero azzeccate che fanno da sottofondo ad un’aggressività che colpisce. “Lines In Your Hand” è ottimo e potente pezzo alt rock che sfrutta brevemente e a dovere le voci femminili. “Chemical” è invece un toccante pezzo pop rock dalle immense aspirazioni commerciali, che tocca il tema della depressione con tatto e credibilità. Il resto, condito da velleità post rock (“Wave Of Youth”), slanci sperimentali (“Diamond Lost”) o semplicemente in palese tentativo di ‘replica’ di questi tre brani bel riusciti (“Numb”, “Isn’t It Strange”, “Please Say No”) non è semplicemente all’altezza, soprattutto per la forzata propensione di Hranica al suo nuovo stile teatrale tra spoken word e urla sgraziate, alla lunga davvero fastidioso. Indovinate poi chi ha preso grande spazio a livello di produzione e songwriting? Ovviamente il tastierista Jon Gering, allo stesso modo in cui Jordan Fish ha fatto con una certa band di Sheffield… Forse c’era bisogno di un periodo di tempo maggiore per un salto del genere, forse manca la convinzione di qualche membro del gruppo, forse seguire certi passi non è alla portata della band di Dayton, Ohio. Fatto sta che certi dischi non fanno altro che mettere distanza tra leader della scena ed il resto del mondo.