8.0
- Band: THE DILLINGER ESCAPE PLAN
- Durata: 00:38:31
- Disponibile dal: 13/11/2007
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Masterpiece
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Chi può applicare dell’algebra computazionale e suonare musica ultradistruttiva simultaneamente? The Dillinger Escape Plan, ovvio. Considerati gli svariati cambi di formazione (sopravvive il solo Ben Weinman dei fondatori), le preoccupazioni sul futuro della band erano più che fondate, e sebbene la dipartita del batterista/fondatore/compositore Chris Pennie (ora nei Coheed and Cambria) poteva apparire mortale, il marchio registrato The Dillinger Escape Plan è, nel 2007, ancora sinonimo di qualità superiore. E’ quasi sorprendente notare, dopo le numerose vicissitudini, come è rimasta intatta la maestrale padronanza nel creare quel caustico progressivo hardcore metal di cui tutti i fan pretendono una razione: “Fix Your Face”, “Lurch” e soprattutto “82588” non fanno rimpiangere i tempi andati e manderanno in sollucchero gli ammiratori di vecchia data. Le vere perle di “Ire Works” si manifestano però nei passaggi più melodici come lo psycho-pop di “Black Bubblegum”, che rievoca le collaborazioni pattoniane di “Irony Is A Dead Scene” in maniera volontaria e ricercata, nella mutevole “Milk Lizard”, in una mistura di rock, sapori southern e jazz rilassato, e nella conclusiva “Mouth of Ghosts”, con azzeccati inserti di piano e il fantasma dei Faith No More che aleggia costantemente. Volete una ciliegina sulla torta? Ecco “Sick on Sunday”, figlia di uno stupro dei Mayhem ai danni degli Atari Teenage Riot. Vi accorgerete inoltre, ascoltando “Dead as History” e “When Acting as a Wave”, che tappeti elettronici à la Aphex Twin possono sposarsi perfettamente ai cambi di tempo e ai riff maniacali tipici dei Dillinger. Da citare, per completare il quadro, l’estremizzazione mathcore degli Every Time I Die in “Party Smasher” e l’ospitata di Brent Hinds (Mastodon) in “Horse Hunter” – e in pratica sono state nominate tutte le tracce. Con quest’album, ancora una volta, i The Dillinger Escape Plan rischiano gravemente di diventare la più originale, estrema, eclettica realtà indipendente ad irrompere senza compromessi nel mainstream. Lo meriterebbero, e glielo auguriamo col cuore se è quello che cercano, ma la cosa più importante resta in ogni caso la spettacolare, disarmante continuità artistica che questo nome continua a regalarci.