THE END OF SIX THOUSAND YEARS – The End Of Six Thousand Years

Pubblicato il 16/05/2023 da
voto
7.5

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Undici anni. Tanto abbiamo dovuto attendere per assaporare un nuovo pugno di canzoni firmato The End of Six Thousand Years, ma – nel pieno rispetto del vecchio adagio – possiamo dire che l’attesa sia valsa la pena. Pur senza sciogliersi ufficialmente, infatti, la band nostrana era pressoché scomparsa dai radar all’indomani della pubblicazione di “Perpetuum”, ottimo secondo full-length che ne aveva scritto il nome nell’albo delle migliori realtà metal/hardcore del Vecchio Continente, e le chance di poterla rivedere all’opera ci sembravano ormai prossime allo zero, sostituite da un senso di amarezza e rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere – in termini artistici e di riconoscimento underground – in questo enorme lasso di tempo. E invece, dopo l’indizio lanciato dal bill della decima edizione del Venezia Hardcore Fest, nel quale figurava proprio il nome del quintetto, ecco arrivare anche l’annuncio di un effettivo comeback discografico, tradotto in un EP di quattro brani rifinito in studio da Gabriele Gramaglia (Cosmic Putrefaction, Esoctrilihum, VoidCeremony) e licenziato dalla piccola ma attenta Hypershape Records.
Una ventina di minuti di musica (inclusa una cover di “The Man Who Loves to Hurt Himself” dei Today Is the Day) che ci riconsegna i TEOSTY in una versione più abrasiva, cupa e viscerale rispetto al passato, quasi a sottolineare l’urgenza del volersi riaffacciare sulle scene e lo sconforto insito in questo buio momento storico, nella quale gli estremismi mutuati da certo black/death svedese e le incursioni di natura crust punk sono portati in palmo di mano a discapito di quella ricerca epica (in chiave post-metal/rock) condotta da buona parte del vecchio repertorio. Non che i Nostri si siano trasformati in una realtà ignorante e dall’indole ostentatamente ‘in your face’, sulla scia magari di alcuni esponenti del catalogo Deathwish o Southern Lord; sotto questo punto di vista, i fan di lunga data possono dormire sonni tranquilli, certi che anche in “The End Of Six Thousand Years” troveranno una scrittura che non prescinde mai dal desiderio di sovrapporre strati, di seguire andamenti curvilinei o poco prevedibili, di aprirsi a orizzonti contaminati senza però risultare eccentrica o pretenziosa.
Detto questo, bastano comunque le prime battute dell’opener “Collider” per accorgersi di come, nel 2023, la creatura TEOSTY abbia sfrondato tutto lo sfrondabile, riducendo all’osso il suono per consegnarlo all’ascoltatore di turno nella maniera più autentica e cruda possibile. Un incedere slabbrato che guarda alle influenze primigenie del gruppo (Converge, Dissection, Entombed, Mastodon del periodo “Remission”/“Leviathan”, ecc.) con rinnovata consapevolezza e lucidità, sul filo di una narrativa che non esaurisce il proprio fascino nella mera scarica di urla e distorsioni. Qualcosa di ‘colto’ e imperscrutabile, legato a doppio filo all’atmosfera amara della tracklist e alla sensibilità espressiva della formazione, resta sempre sullo sfondo, facendo sì che la voglia di approfondire il discorso non si esaurisca nell’arco di poche fruizioni, a riprova dello spessore generale dell’opera e della cura riposta in ogni suo stridore.
Un ritorno breve, intenso e – come sempre quando si parla Nicola Donà e compagni – in grado di non passare inosservato, nel quale la logica dell’hype è rimpiazzata dal puro e semplice appagamento. Bentornati.

TRACKLIST

  1. Collider
  2. Endbearer
  3. Voidwalker
  4. The Man Who Loves to Hurt Himself (Today Is the Day cover)
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