7.5
- Band: THE FACELESS
- Durata: 00:33:18
- Disponibile dal: 09/01/2007
- Etichetta:
- Sumerian Records
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Soltanto la settimana scorsa abbiamo parlato degli Animosity, da poco arrivati sul mercato europeo con la ristampa del loro ultimo lavoro, “Empires”. Nella recensione abbiamo sottolineato come il gruppo sia giovanissimo e sia in possesso di grandi potenzialità, proprio come i polacchi Decapitated, saliti alla ribalta quando ancora dovevano iniziare le scuole superiori! Ora, alla lista di giovani imberbi da tenere d’occhio, dobbiamo aggiungere questi The Faceless, sei ragazzini californiani artefici di un techno-death metal davvero interessante, che accosta un riffing debitore soprattutto dei Necrophagist (ma non mancano brevi puntate in territori swedish alla At The Gates e Arsis) a degli interventi di tastiera che ricordano sia i grandi Nocturnus, sia i nostri Sadist, sia, addirittura, certi Dimmu Borgir. Strutture molto elaborate e progressive la fanno da padrone per tutta la (breve) durata del disco, il quale riesce però a regalare sempre e comunque passaggi dal grande impatto, assolutamente necessari per dare un po’ di respiro dopo le lunghe sezioni iper tecniche. Il gruppo convince soprattutto perchè – a dispetto della giovane età e della ancora limitata esperienza – si dimostra già piuttosto maturo quando si tratta di strutturare le composizioni. Nella tracklist è sì infatti rintracciabile qualche break un po’ azzardato, però, complessivamente, i The Faceless evitano di includere troppe idee in ogni brano o di esagerare con i virtuosismi e gli assoli. Per questo motivo, nonostante sia a tutti gli effetti un lavoro assai tecnico ed elaborato, “Akeldama” scorre decisamente bene e non annoia, presentando oltre ai tanti orpelli tipici di questo genere, anche dosi massicce di aggressività e sostanza. La band in futuro dovrà magari cercare di variare un poco di più le linee vocali – buono il growl, ma l’esperimento con le clean vocals in “Pestilence” poteva essere allargato anche ad altri pezzi – e di rendere un po’ meno barocche le comunque concise parentesi dimmuborghiane. Per il resto, ci siamo senz’altro, tanto che non ci stupiremmo affatto di ritrovare i The Faceless su una label rinomata nel giro di alcuni mesi. Largo ai giovani!