7.5
- Band: THE FACELESS
- Durata: 00:40:56
- Disponibile dal: 14/08/2012
- Etichetta:
- Sumerian Records
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Dopo il successo globale, e meritato, di “Planetary Duality”, i The Faceless hanno intrapreso una serie di tour girando in lungo e in largo per il globo e divenendo ben più di una di quelle band “da tenere d’occhio”, tanto che siamo certi che per alcuni appassionati di techno death siano divenuti anche una sorta di punto di riferimento. Le venature squisitamente progressive e dal gusto vagamente “retro” nel sound della band capitanata da Michael Keene sono sempre state palesi ed evidenti; preparatevi, dunque, perché i The Faceless del 2012 hanno deciso di lasciare completamente di stucco i loro fan, data la svolta stilistica intrapresa con “Autothesism”, proprio calcando molto di più su queste influenze e facendole divenire il fulcro del proprio sound . L’album si apre con una lunga suite di tre canzoni che suona a tutti gli effetti come una vera e propria dichiarazione di intenti, una sorta di biglietto da visita di quello che è diventato il nuovo suono di questa band. “Autotheist Movement I: Create” è una intro dal gusto neoclassico che vi farà credere di essere alle prese con un disco di un altro gruppo, specie quando a prendere le redini del gioco saranno le clean vocals e l’orecchiabilissimo ritornello adagiato su un tappeto di chitarre arpeggiate in clamoroso stile anni ’70, con riverberi ed effetti a farla da padrone. Senza alcun tipo di preambolo, poi, irromperà un affilatissimo riff che scoprirete essere l’inizio della seconda parte della triade inziale: non troviamo altro modo per descrivere “Autotheist Movement II: Emancipate” se non dicendo che pare una jam session tra Dream Theater, Devin Townsend, Opeth e Arcturus, che si divertono a suonare qualche riff alla The Faceless. L’effetto, specialmente durante i primi ascolti, è piuttosto disorientante: questi riff di chitarra all’unisono con le tastiere, questi assoli prolungati e dal gusto progressive rock, i ritornelli che si stagliano su tappeti di blast beat… Sono tutti elementi che oggi fanno parte del sound di questa band a pieno regime. “Autotheist Movement III: Deconsecrate” è l’atto conclusivo della triade iniziale e parrebbe uscire da un incontro musicale tra Ihsahn, e Mike Patton (stile Mr. Bungle, Fantomas). Era naturale ipotizzare un cambio di direzione per questa band, che, oltre ad aver sostituito i 3/5 della formazione, si sarebbe trovata verosimilmente in difficoltà nel replicare un album così riuscito come “Planetary Duality”: i Nostri hanno dunque deciso di prendersi il rischio di osare ancor di più, di alzare ulteriormente l’asticella e di provare il vero e proprio colpo di classe, centrando l’obiettivo in pieno. Il disco in questione è un album oggettivamente di pregevole fattura: i brani godono di un’ispirazione, di una maturità e di un’intelligenza compositiva palesi ed innegabili. Chi scrive però deve ammettere che avrebbe probabilmente preferito qualche brano in più sulla falsariga di “Hymn Of Sanity”, dove emerge il lato prettamente death metal della band, il quale oggi sembra essere stato messo in disparte. Sarà interessante capire in futuro quali saranno le evoluzioni dei The Faceless, che non smettono di stupire i propri fan e che album dopo album riescono sempre a trovare una formula che risulta vincente. In chiusura diremo, per onor di cronaca, che il voto in calce alla presente recensione rappresenta un giudizio meramente indicativo della qualità del disco, che per forza di cose risente anche del gusto personale di chi scrive; ma siamo sicuri che se siete amanti di tali sonorità potrete aggiungere tranquillamente mezzo voto (o forse più) alla valutazione finale.