THE FLIGHT OF SLEIPNIR – Nature’s Cadence

Pubblicato il 24/09/2024 da
voto
8.0

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Fedeli al loro recente trend di un disco ogni circa tre anni, tornano gli statunitensi The Flight Of Sleipnir dopo l’ultimo “Eventide”, del 2021, disco molto bello (ne hanno fatti di brutti, del resto?) che sembrava però una po’ di transizione per la band, uscito dopo un album compatto come “Skadi”. E questo nuovo “Nature’s Cadence” è peraltro il terzo disco in cui il duo originario formato da Csicsely e Cushman si è espanso in un complesso a quattro (tra l’altro per questo disco è da segnalare l’ingresso alla chitarra di Jeremy Winters in luogo di David Siegler), e forse è proprio questo rodaggio a cui dobbiamo una compattezza di suono e una coesione maggiore rispetto all’opera precedente, forse vagamente più indecisa sulla direzione del pur ottimo lavoro (che ad esempio conteneva delle matrici black, qui assenti).
Questo nuovo lavoro, “Nature’s Cadence” – cinque brani per poco meno di quaranta minuti (minutaggio forse avaro) – ci sembra puramente abbarbicato alle radici del duo del Colorado, riportando il proprio suono in un calderone difficilmente etichettabile, nel quale heavy metal, doom, progressive e chissà quant’altro e si mescolano sotto l’egida di una perenne malinconia, con una narrazione votata prettamente alla contemplazione della natura, sempre con una base di mitologia norrena, la cui epicità si conforma all’interno di fugaci pennellate sonore.
Il sound infatti sembra diramarsi in un coacervo di diverse ispirazioni (ma non ne siamo stupiti) che presentano dei saliscendi molto emozionanti tra passaggi più ritmati e altri maggiormente introspettivi. L’opener, “North”, coi suoi undici minuti funziona molto bene nel suo essere un biglietto da visita a tutto tondo per esporre più o meno quello che avverrà nel corso del disco: un inizio veloce, uno stop molto evocativo, voci pulite e non, un incedere cadenzato di base doom, e una sensazione di tristezza molto marcata.
Il primo nome a venirci in mente è sicuramente quello dei Wayfarer (“The Woodsman” e “Wanderer” in maniera davvero evidente), conterranei e altrettanto bravi nel delineare una sorta di distaccata mestizia, ma anche Agalloch e alla lontana diremmo anche i Primordial. Le chitarre hanno un ruolo molto centrale, ovviamente, in alcuni momenti raggiungendo delle vette in ambito solistico davvero deliziose, come in “Madness”, col suo intermezzo proggy.
In generale, un delicato tecnicismo ammanta tutto “Nature’s Cadence” senza prendere mai il sopravvento, cucendo strati con strati di livelli espressivi davvero caldi e struggenti, solo in apparenza semplici, in realtà capaci di prendere per mano prima timidamente, poi senza più liberarlo, l’ascoltatore. Si piomba in sortite vocali strazianti cercando di liberarsi da dei mulinelli sensoriali quasi ipnotici (sentitevi il main riff di “Vingthor”), che si ripetono in loro stessi, uno straniamento, un’escursione in cui percepirsi rapiti.
O forse siamo semplicemente di fronte ad un gran bel disco, cosa sempre abbastanza preziosa, e probabilmente tra le vette di questo gruppo.
Fatelo vostro, difficilmente vi pentirete.

TRACKLIST

  1. North
  2. Madness
  3. Vingthor
  4. The Woodsman
  5. Wanderer
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