8.0
- Band: THE FORESHADOWING
- Durata: 00:50:29
- Disponibile dal: 15/11/2024
- Etichetta:
- Lifeforce Records
Spotify:
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Sono stati ben otto gli anni di attesa per questo disco: dopo quattro uscite distribuite tra il 2006 ed il 2016, i The Foreshadowing sembravano scomparsi, facendo temere che l’ottimo “Seven Heads, Ten Horns” fosse stato il loro testamento musicale. Durante il periodo della pandemia, però, i quattro musicisti romani hanno ritrovato la voglia di riprendere le attività e comporre nuova musica, e da qui è nato l’EP “Forsaken Songs”, che raccoglieva materiale nuovo e vecchio.
Ad un solo anno di distanza e dopo un tour europeo con In The Woods… e Saturnus, ecco il nuovo album “New Wave Order”, a testimonianza di una rinnovata ispirazione apparentemente non esauribile a breve termine: la lunga pausa, infatti, non ha arrugginito la verve dei romani, che tornano con nove brani solidi e che affascinano già dal primo ascolto.
Il tempo sembra essersi fermato, e si torna alle sonorità oscure e malinconiche a cui ci hanno abituati fin dall’inizio della loro lunga carriera, in bilico tra gothic e doom metal, senza disdegnare quelle puntate nella new wave che questa volta appaiono anche più frequenti (da questo punto di vista “Our Nightmares Call”, con il suo ritornello insistito, è un vero e proprio gioiellino).
Quella dei The Foreshadowing è musica che fa centro anche per l’efficace ricerca di ‘quella’ melodia che rimanga impressa, tra passionalità, trame eleganti, arrangiamenti ricercati ed un tono epico che era già affiorato nelle ultime uscite; si sente che i capitolini sono fini compositori, ed il loro lavoro è valorizzato da una produzione scintillante, capace di valorizzare ogni minimo dettaglio e particolare, dalle linee vocali magnetiche e cariche di inquietudine di Marco Benevento, alle soluzioni ritmiche mai banali, fino alle tastiere maestose che non sono mero sottofondo ma, al contrario, rivestono un ruolo fondamentale.
“Vox Populi” apre con i suoi toni delicati, tra cori e qualche nota di chitarra acustica, con un testo profondo quanto disperato, mentre “Judas Had A Friend” si muove in territori affini ai Paradise Lost del periodo centrale, sostenuta da riff energici e qualche sprazzo di elettronica. Il fragile equilibrio su cui si poggia “Last December” ricorda la versione più morbida dei Swallow The Sun e fa da contraltare a “Eyes Of A Dawn”, la quale si apre con il suono di un vento gelido e qualche sussurro sommesso, ma prende velocemente quota, fino a trasformarsi in un qualcosa di vicino ai My Dying Bride, anche per la presenza di una voce a tratti aggressiva. L’episodio più completo arriva in chiusura, con la lunga “Vox Dei”, una sorta di compendio di quanto proposto in precedenza, con momenti di quiete e vigorose ripartenze, sempre e comunque su tonalità glaciali e tormentate.
Entrati nel ventesimo anno di vita, i The Foreshadowing riescono a riprendere il loro cammino esattamente là dove si era interrotto: i riferimenti non sono cambiati, e sono ovviamente radicati negli anni ’90, ma la sincerità che traspare da questi cinquanta minuti è disarmante, segno di un amore ancora vivo per quelle sonorità sempre così attuali.