8.0
- Band: THE FORESHADOWING
- Durata: 00:55:11
- Disponibile dal: 20/04/2012
- Etichetta:
- Cyclone Empire
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A un paio di anni di distanza dal più che convincente “Oionos”, che aveva segnato il passaggio dei Nostri dalla Candlelight alla tedesca Cyclone Empire, i capitolini The Foreshadowing tornano con il terzo lavoro sulla lunga distanza. La malinconia che pervadeva i capitoli precedenti verte, se possibile, su territori ancora più plumbei e cupi, anche se, nel complesso, l’opera vede allargarsi un po’ gli orizzonti sonori del gruppo, sempre radicato nella tradizione gothic-doom più nobile, ma capace di ripeterne la lezione con voce e spunti propri, ora probabilmente grazie anche all’esperienza sin qui maturata sia in studio che sul palco. Su “Second World” avviene così di passare tra climi che ricordano nuovamente i My Dying Bride più melodici a severe cadenze heavy-doom, da vaghe colorazioni wave ad episodi tendenti a un dark metal novantiano più compatto e ritmicamente sostenuto, in un percorso che può riportare alla mente tante precedenti esperienze, senza in fondo ricordarne precisamente nessuna. Questo appare senz’altro uno tra gli elementi più positivi della proposta della band romana, che utilizza la tradizione gothic-doom britannica come cornice, ma che non ha affatto timore di includere nel dipinto altri tipi di suggestioni e di variazioni sul tema, risultato di una conoscenza approfondita di certo metal crepuscolare che ha fatto la storia del panorama europeo sin dai primi anni ’90 e di una passione ancora viva e sincera per tali sonorità. La parte strumentale propone una miscela fatta di essenzialità e intelligenti finezze, capace di giostrare agevolmente tra momenti compassati e maggiore vivacità, e mette in luce soprattutto l’ottimo operato alla batteria di Jonah Padella, che su “Second World” di certo non si limita a dettare il tempo. Tuttavia, il punto focale, il vero elemento trainante è costituito dalla verve interpretativa del cantante Marco Benevento, a cavallo tra una profonda inquietudine e una dolcezza quasi disarmante, la quale però non scade mai in quella ampollosità che invece negli ultimi tempi pare attrarre parecchio gente come gli Swallow The Sun. Dieci brani curati e ancora una volta ispiratissimi, qua e là dal gusto retrò, ma capaci anche di essere tremendamente attuali, per un disco che si candida seriamente ad essere tra le migliori uscite – se non la migliore – del 2012 in questo campo. Segnaliamo in particolare “Havoc”, “Outcast” e “Aftermaths” per chiunque desiderasse comprendere al volo l’entità dell’ennesimo passo in avanti compiuto dai The Foreshadowing.