THE GATHERING – How To Measure A Planet?

Pubblicato il 21/07/2024 da
voto
8.5
  • Band: THE GATHERING
  • Durata: 01:43:00
  • Disponibile dal: 09/11/1998
  • Etichetta:
  • Century Media Records

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“How To Measure A Planet?” parla di viaggi interplanetari. No, non scherziamo, parla d’amore. Forse tratta di entrambe le cose, se mai tra le due vi fosse una differenza tangibile, se la questione non fosse semplicemente la distanza tra due punti, qualcosa che la luce, le sere in cui è brilla (nel senso letterale del termine), si vanta al bancone di saper colmare, con spacconeria. A voler essere meno pindarici il disco dei The Gathering, sesto in assoluto e terzo con Anneke van Giersbergen dietro al microfono, mette in musica la nostra precarietà, senza scuse e con una tenerezza infinita. C’è un sibilo indistinto, una frequenza giunta probabilmente dallo spazio, ad annunciare gli arpeggi desolati di  “Frail”, che oscilla tra le prime tentazioni trip hop (in fondo, siamo alla fine degli anni ’90) e lo struggimento goth rock dei Cranes, fungendo da apertura tanto efficace quanto sorprendente, visto che erano stati gli accordi fragorosi di “Strange Machines” e “On Most Surfaces” a squarciare il velo degli album precedenti. “Frail”, invece rivela una nudità senza alcun disagio, che lascia spazio al veleggiare sereno di “Great Ocean Road”,  un ronzio vagamente minaccioso in sottofondo ed una coda atmosferica di elettrica che non si vorrebbe mai finita, quasi fossero i Tool, svuotati però di qualsiasi tensione paranoide.
Il talento di Anneke van Giersbergen, esploso in “Mandilyon” e consolidato nel più maturo “Nightime Birds’, rinuncia al ruolo di protagonista assoluto e si mette al servizio della band tutta, uno strumento che completa il significato di pezzi come “Rescue Me”, dichiarazione d’amore e dipendenza dal tono arrendevole, una strofa dagli accordi sospesi alla Mazzy Star e toni space rock quando si giunge al ritornello, che improvvisamente accelera, ansante mentre si inerpica incontrollata verso l’orgasmo per poi ritornare alla docilità dell’incipit, oppure nell’incantevole arrangiamento shoegaze di “My Electricity”.  Tutto questo in quattro brani, circa venti minuti, appena un quarto del disco, senza nemmeno staccare i piedi da Terra per andare ad esplorarlo, questo benedetto pianeta.
“Liberty Bell” è il pezzo più vicino al passato dei The Gathering, qui le chitarre si fanno incalzanti, sostenute dai synth di Frank Boeijan, in un brano che poteva tranquillamente appartenere a “Nighttime Birds”; “Red Is A Slow Colour” è una (splendida) ballata dai toni elegiaci dove un impasto di chitarre acustiche lascia progressivamente spazio ad una tessitura drammatica di archi sintetici, mentre i toni suadenti e l’ambientazione lounge di “The Big Sleep” e l’incedere di “Marooned” (con un magnifico duetto chitarra/xilofono a far da intermezzo) non avrebbero affatto stonato in “Protection” dei Massive Attack. A metà del viaggio, si è consci del livello altissimo del lavoro, eppure è difficile non rimanere stupiti durante il primo ascolto di “Travel”, al tempo stesso bignami dell’album e suo capolavoro, una maestosa suite di nove minuti dove convivono felicemente frammenti hard rock  ed epiche fughe orchestrali, musica che solo i Motorpsycho di “Let Them Eat Cake” riusciranno a replicare.
Il secondo volume di “How To Measure A Planet” si apre ancora all’insegna della psichedelia, prima con il miraggio strumentale di “South American Ghost Ride”, colonna sonora di un trip desertico sospeso tra lamenti di elettrica, voci campionate e didgeridoo, poi con “Illuminating”, una delle melodie più orecchiabili dell’opera intera, un pezzo che preconizza le contaminazioni elettroniche che negli album successivi saranno una regola fissa per la band. Se la melodia jazzata posata soavemente su accordi shoegaze di “Locked Away” tende una mano contemporaneamente all’indie degli scozzesi The Delgados e ai Galaxie 500, il secondo capolavoro di “How To Measure A Planet?” è “Probably Built In The Fifties”, le cui influenze industrial metal si percepiscono persino più chiaramente nell’emozionante versione offerta in “Superheat” (che testimonia la tournée successiva alla pubblicazione del lavoro di cui scriviamo), con voci e chitarre in piena libertà, letteralmente sospese in aria. E’ proprio questo il momento in cui ci si accorge che, a forza di osservare da lontano quel cielo che ci affascina, si è persa la coscienza di poterlo raggiungere, al prezzo di un singolo respiro,  trattenuto per attimi che sembrano non terminare mai, al momento del decollo. Ecco allora giungere le voci della stazione di controllo, le chitarre reiterate dei Mogwai (altra grande intuizione degli olandesi, il  successo del post-rock) che passano sempre più velocemente dal finestrino mentre il razzo prende il volo, il vuoto pneumatico di feedback e voci perdute lungo il tragitto, l’allontanarsi reciproco tra noi ed il mondo, fino ad diventare il sibilo intellegibile che apriva “Frail”. Tutto questo, nei 28 minuti cinematografici della titletrack, a chiusura di un album il cui suono non ha ancora perso un grammo del fascino che aveva nel 1998.
I The Gathering continueranno la loro esplorazione, a partire da un “If_Then_Else” imbevuto di trip hop che, al netto della bellezza drammatica di una “Saturnine” sospesa tra Massive Attack e Portishead, non è riuscito a vincere la sua battaglia con il tempo. Anneke lascerà la band dopo “Home” (pur riapparendo sporadicamente in qualche occasione live), affiancando ad una carriera solista orientata al pop la proficua collaborazione con l’anima altrettanto curiosa di Devin Townsend. A chi scrive è capitato di vederla qualche anno fa, sul palco di un Brutal Assault, sempre bella, sempre straordinariamente brava, mentre incantava il pubblico con “Strange Machines”. Lei, sicura e sorridente, come chi sa di poter tornare sempre a casa, dopo un lungo viaggio.

TRACKLIST

  1. Frail
  2. Great Ocean Road
  3. Rescue Me
  4. My Electricity
  5. Liberty Bell
  6. Red Is A Slow Colour
  7. The Big Sleep
  8. Marooned
  9. Travel
  10. South American Ghost Ride
  11. Illuminating
  12. Locked Away
  13. Probably Built In The Fifties
  14. How To Measure A Planet?
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