9.0
- Band: ANNEKE VAN GIERSBERGEN , THE GATHERING
- Durata: 00:52:40
- Disponibile dal: 22/08/1995
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Self
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L’anno è il 1994 e i The Gathering sono una piccola band olandese fondata nel 1990 dai fratelli Hans e René Rutten. Fino a questo momento la formazione non ha avuto molta fortuna con il suo gothic doom: i primi due album, “Always” ed “Almost A Dance” non sono andati benissimo ed il massimo onore i The Gathering l’hanno ottenuto aprendo per Morbid Angel e Death; quindi il gruppo naviga a vista, così come le altre band contemporanee all’interno di questo genere, tra le più famose da segnalare i Theatre Of Tragedy di Liv-Kristine Espenaes ed i The 3rd And The Mortal di Kari Rueslatten. Il motivo? Un concreto disinteresse da parte del pubblico per un tipo di suono a conti fatti poco “schierato”, non metal abbastanza e non troppo poco, e soprattutto l’interesse predominante delle giovani leve e dei media per il tipo di musica che gli sbandati del grunge hanno diffuso. Dopo l’insuccesso di “Almost A Dance”, Niels Duffhues e Martine Van Loon, i cantanti nella band al momento, lasciano il gruppo contemporaneamente, con un album da registrare praticamente già scritto. Viene così assoldata, dopo una sola audizione, la giovane e debuttante Anneke Van Giersbergen, all’epoca ventiduenne, mettendo fine alla presenza del doppio cantante maschio e femmina, elemento che aveva caratterizzato i primi due album dei Nostri. “Mandylion” è praticamente pronto quando Anneke entra nella band ed è stato scritto per essere cantato in duetto da un uomo e da una donna, ma questo non importa, perché la Van Giersbergen tira fuori dal cilindro una prestazione vocale che probabilmente non ha eguali nella storia del metal: potente ma cristallina, corposa ma adatta a prendere agilmente le tonalità più alte, Anneke domina letteralmente le note sulle quali si erge, con forza e personalità. Ma Anneke non è il solo segreto di “Mandylion”: le canzoni, tutti mid e low tempo, basate su un gothic doom solenne e potente, ma delicato e leggero al tempo stesso, sono per la prima volta scritte per bene, e suonano bene anche al di là di questa nuova favolosa cantante. I testi poi sono i migliori scritti fino ad ora dalla band e le citazioni si sprecano, da H. G. Wells a Tolkien. Otto sono le tracce di “Mandylion”, tutte bellissime: la solenne opener “Strange Machines”; la dolce e delicata “Eleanor”; e poi la triste “Leaves”, la title track, strumentale, esotica e ricercata, ed ancora “Fear The Sea” e “Sand & Mercury”, che comunque farebbero la fortuna di una band qualsiasi, ma soprattutto “In Motion #1” ed “In Motion #2”, i due brani più intensi e ben riusciti dell’album, struggenti e drammatici, capaci di donare emozioni davvero intense. La produzione è abbastanza cruda, ma questo non disturba troppo l’ascolto. “Mandylion” esce sul mercato il 22 agosto 1995 e colpisce subito nel segno, attirando l’interesse del grande pubblico anche sulle altre formazioni del genere, poco fortunate fino al momento in questione e generando da subito un numero spropositato di band intenzionate a bissare l’esperimento vincente. L’album seguente per i The Gathering, “Nighttime Birds”, è un altro enorme successo, ma la voglia di sperimentare per i fratelli Rutten è troppo forte, e la band da “How To Measure A Planet?” prenderà altre strade, più impervie e lontane dal ‘grande’ successo commerciale. “Mandylion” rimane un album colossale, senza il quale oggi probabilmente non avremmo molti dei capolavori e delle dive che più amiamo, ed una prestazione vocale che è rimasta ineguagliata nella storia della musica.