6.5
- Band: THE HAUNTED
- Durata: 00:44:08
- Disponibile dal: 25/08/2014
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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Buona la seconda. Dopo il passo falso dell’EP “Eye Of The Storm”, i “nuovi” The Haunted rialzano un po’ la testa e ci consegnano un album tutto sommato piacevole, dove tutta l’esperienza di gente come Patrik Jensen e Jonas Björler torna finalmente ad emergere. Non stiamo parlando di un gran disco, perchè i pezzi originariamente inseriti nel succitato EP vengono purtroppo qui riproposti in tutta la loro piattezza, ma, a parte un altro filler o due, la tracklist (ben quattordici episodi) si dimostra nel complesso dignitosa e curata sotto vari punti di vista. Dimenticata, come prevedibile, l’esperienza “Unseen” (comunque a nostro avviso riuscita), l’album può considerarsi come il naturale proseguimento del repertorio “violento” dei Nostri, ovvero quello di dischi come il debut, “Made Me Do It”, “One Kill Wonder” e “Versus”. Prodotto come quest’ultimo da Tue Madsen, “Exit Wounds” riprende molte delle suggestioni di quei lavori, offrendo una serie di canzoni assolutamente prevedibili sotto il profilo dei contenuti, ma appunto tutto sommato curate sotto quello formale (almeno per buona parte). “317” è l’ormai classico intro minaccioso di Jensen, al quale segue la cupa bordata thrash di “Cutting Teeth”, numero in cui il gruppo torna a tutti gli effetti al primo periodo con Marco Aro al microfono; il pezzo segue binari noti, ma almeno mette in mostra cura per i dettagli e rabbia finalmente sincera. Anche meglio fanno “My Salvation” e “Psychonaut”, dove il riffing di chitarra possiede ancora più spessore, ma il vero nucleo dell’album è racchiuso nella doppietta composta da “Trend Killer” (con ospite Chuck Billy dei Testament) e “Time (Will Not Heal)”: qui i The Haunted puntano più sul groove e sfoderano un paio di pezzi linearissimi ma genuinamente ignoranti. Non molto da segnalare per il resto dell’album: come accennato, la tracklist è assai corposa e purtroppo questa presenta anche dei passaggi particolarmente dozzinali. In ogni caso, va riconosciuto alla band di essersi ripresa in maniera insperata: l’EP era stato foriero di presagi funesti, ma, per fortuna, alla fine esperienza e orgoglio hanno tutto sommato prevalso. Ora bisognerà capire che tipo di futuro i The Haunted avranno, visto che a breve Björler e Adrian Erlandsson saranno impegnatissimi col colosso At The Gates; può darsi che, nonostante tutto, “Exit Wounds” rimanga un episodio isolato, oppure che si riveli addirittura il cosiddetto canto del cigno per la band. Staremo a vedere, intanto il disco garantirà probabilmente qualche momento gradevole a tutti i thrasher con la nostalgia per i primi anni Duemila.