6.5
- Band: THE HAUNTED
- Durata: 00:38:00
- Disponibile dal: 25/08/2017
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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Quando i The Haunted erano un gruppo emergente furono una delle giovani realtà responsabili della cosiddetta rinascita del thrash: una band capace di raccogliere quella forma rabbiosa lasciata in eredità dagli Slayer (all’epoca impegnati a sperimentare timidamente altri suoni) e di traghettarla verso una formula di nuovo genuinamente brutale e parossistica. Quella “novità” fu tale fra i tardi anni Novanta e primi Duemila: come conseguenza di vari avvicendamenti e ritorni dietro al microfono – con sempre protagonisti Peter Dolving e Marco Aro – gli svedesi si sono poi impantanati in una carriera sempre più contorta, che li ha visti ora sposare toni accorti e avanguardistici, ora compiere bruschi ritorni al thrash metal venato di hardcore delle origini. Questo ennesimo comeback discografico arriva a tre anni da “Exit Wounds”, lavoro uscito in sordina che ha rappresentato uno dei suddetti “back to the roots”, complice in primis il ritorno del torvo Aro al microfono e quello di Adrian Erlandsson (già presente sul celebre omonimo debut album) alla batteria. Dal 2014 ad oggi la line-up dei The Haunted non è più cambiata e, una volta tanto, non ha subito modifiche nemmeno l’impasto sonoro: la foga logorroica di Aro è immutata, ma una scrittura tanto asciutta e ostinatamente vicina al concept degli esordi può rischiare spesso di esaurirsi in uno sfogo gratuito. Riprendendo il filo là dove era rimasto, è difficile non considerare questo “Strength In Numbers” come un altro riflesso – ora sbiadito, ora piacevolmente vivace – dei vecchi capitoli “heavy” della discografia del quintetto, ovvero il debut, “Made Me Do It”, “One Kill Wonder” e, in parte, “Versus”. Il primo vero brano dell’opera, “Brute Force”, è già dal titolo il biglietto da visita che mette subito le cose in chiaro: i The Haunted riflessivi degli ultimi album con Dolving vengono ancora una volta sotterrati a favore di soluzioni tipicamente thrash. Forti di una capacità interpretativa affinata nel tempo e riconoscibile in pochi tratti, da qui in poi gli svedesi viaggiano con il pilota automatico, concentrando le proprie forze su tracce dall’andatura pesante e dal groove pronunciato. Canzoni come la succitata opener o “Means To An End” mantengono un caustico ermetismo per tutta la loro durata, risultando tanto esasperate e dal lessico forzatamente imbestialito, quanto ancora divertenti, soprattutto se immaginate in un contesto live. Episodi come “Spark” o “Tighten the Noose”, invece, lasciano effettivamente indifferenti: la prima è l’unica che prova a giocare di fino, ma, a differenza di una “Hollow Ground”, manca puntualmente di sfoderare il guizzo melodico vincente; la seconda è invece l’ennesima grandinata senza capo nè coda che prova a richiamare il debutto. La genuinità è un’altra cosa. In ogni caso, rispetto a quella di “Exit Wounds”, la tracklist si rivela più pensata e digeribile: alla band va ancora riconosciuta una certa lucidità nel destreggiarsi nei momenti chiave del disco, un buon gusto in sede di produzione e una discreta capacità di sintesi (solo dieci tracce per trentotto minuti). Insomma, nel 2017, dei The Haunted possiamo forse anche farne a meno, ma, oggettivamente, “Strength In Numbers” non è una brutta uscita. Chi ha ancora la testa a quindici anni fa potrà apprezzare.