8.0
- Band: THE HELLACOPTERS
- Durata: 00:34:19
- Disponibile dal: 01/04/2022
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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Il rock and roll è morto, lo sappiamo tutti, dunque ri-viva il rock and roll! E con esso gli alfieri scandinavi di un certo tipo di musica che è stata codificata anche da loro stessi, attraverso alcuni dischi capaci di creare un immaginario e una pletora di epigoni impressionante. Insomma: welcome back Hellacopters! Dopo quasi vent’anni dall’ultimo disco di inediti (“Rock And Roll Is Dead”, del 2005) Nicke Andersson e soci gettano sul tavolo dieci brani che si riattaccano in un certo senso all’intera storia degli svedesi, pronti a rimettere in discussione il loro stesso suono e a sbaragliare con un paio giri di chitarra decine di pretendenti al trono. “Eyes Of Oblivion” parte in maniera eccellente, e con solo due brani mette subito le cose in chiaro: “Reap A Hurricane” e “Can It Wait” sono spettacolari, grezze nelle intenzioni e curate nell’esecuzione, e mostrano una band in formissima, attiva, vigorosa, e soprattutto ben intenzionata a scandagliare le proprie radici e riprendere le fila di tutti i tasselli della propria discografia; non stupisce perciò la commistione di sonorità e vibrazioni: la differenza forse stilistica fra la prima e la seconda metà del disco, una più incentrata su tiro e riff, una più classic hard rock (forse quella che chiede qualche ascolto in più per essere apprezzata appieno), o la presenza di “So Sorry I Could Die”, una ballata blues uscita direttamente dagli anni ‘70 e che con la sua ombra di malinconia gioca a fare la “Feelin’ Good” svedese; nel suo essere uno strappo rispetto al resto delle canzoni, essa rischia in realtà di diventare simbolo di “Eyes Of Oblivion” e a far cantare chiunque ai prossimi concerti della band. Vi consigliamo di guardare il video, nostalgico saluto all’ex chitarrista Strings, morto nel 2017 a soli quarant’anni.
Un saliscendi di emozioni dunque, questo ottavo album degli Hellacopters, con brani più cadenzati e forse ‘dregeniani’ posti a fine album come “Tin Foil Soldier” (che sembra uscita da un altro album, rispetto ai primi due pezzi!) o la veloce “Positively Not Knowing”, o ancora la superba titletrack, sono qui a mostrarci una band davvero in forma, che non ha perduto un grammo del proprio tiro, tra sortite semi-metal ed energico hard rock. Inutile perciò fare un track-to-track: se siete orfani degli Hellacopters storici gettatevi a capofitto e non potrete che godere dell’incarnazione attuale degli scandinavi, onesta e non forzata, mentre se siete nuovi a questi rocker, non potrà farvi che bene scavare nella loro discografia. Il disco rock dell’anno? Non lo sappiamo, del resto il rock è morto, no? Suonassero tutte così le cose morte e finite, dopotutto.