8.5
- Band: THE HIVES
- Durata: 00:29:57
- Disponibile dal: 19/07/2004
- Etichetta:
- Polydor
- Distributore: Universal
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Cultura post-punk: ne hanno fatto libri, documentari, gadget. Ma non ha senso se non conosci i gruppi più rappresentativi di questa etichetta. Non che sia la definizione più adatta per i The Hives, perché le radici affondate nel punk si sentono almeno quanto gli spunti alternative, sperando che per qualcuno questa parola significhi ancora qualcosa.“Tyrannosaurus Hives” è il terzo disco dopo due parti ben riusciti (in verità dalla troppo lunga gestazione, forse), ma più che un semplice ulteriore album è la conferma discografica di una band in crescita. Ancora più “muovi-piedino” e centrati i brani contenuti in questo tirannosauro rock, da gustare ancor di più in versione live. È già dal primo passaggio che si capisce che difficilmente lo toglieremo dallo stereo, e chi scrive questa recensione non per niente è già al decimo ascolto in due giorni. É il rock’n’roll più puro, fuso con il punk rock più moderno e con qualche sprazzo di quell’indie da classifica, che produce tramite le mani e le menti della band svedese e del fittizio pigmalione Randy Fitzsimmons tormentoni al limite del radiofonico come il singolo “Two Timing Touch And Broken Bones”, la superballabile “B Is For Brutus” e “No Pun Intended”, forse la migliore delle dodici tracce (quattordici comprese le bonus track della versione inglese). C’è spazio per qualche salto nel passato, come in “Walk Idiot Walk”, nel suo sound quasi vintage e che pare assumere lo stesso ruolo di “I Hate To Say I Told You So” per il precedente “Veni, Vidi, Vicious”, e per la versione aggiornata degli Stones più rock (in senso moderno), convincentemente transustanziati in pezzi come “Antidote”, e poi contaminati anche di Sex Pistols in “Missing Link”.Ci si possono trovare milioni di influenze in un disco così, ma l’importante è che ogni pezzo brilla di luce propria, ogni canzone di questo “Tyrannosaurus Hives” sa colpire a suo modo per qualche particolare vincente o per la genialità dell’insieme, con la sua modesta durata (non si arriva mai ai quattro minuti) ed una carica veramente degna di nota, dall’animo prettamente punk ma in un senso più esteso, perché chiamare un pezzo in questo modo a volte significa anche sminuirne l’intensità e, soprattutto, l’originalità. Togliamo ogni etichetta ai The Hives e avremo comunque uno dei dischi più potenti del decennio, senza cercare distorsioni atroci e cavalcate di doppio pedale, ma qualche power chord e urla da stadio in un disco godibile in ogni senso. Non perdetevelo.