7.0
- Band: THE HU
- Durata: 01:07:55
- Disponibile dal: 02/09/2022
- Etichetta:
- Better Noise Music
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Immaginate di essere cresciuti in uno dei luoghi più remoti e affascinanti del pianeta, là dove la densità di popolazione è talmente scarsa da rischiare di perdervi o di non incontrare nessuno per centinaia di chilometri di steppe. No, non parliamo del Nord Europa: questa volta ci stiamo imbarcando per la Mongolia con “Rumble Of Thunder”, il secondo disco dei The Hu, una band che sicuramente avrete sentito nominare per la sua peculiarità e per le collaborazioni con numerosissimi artisti nel corso degli ultimi anni. Il quartetto di Ulaanbaatar ha infatti nel giro di qualche tempo acquisito una popolarità incredibile, nato come fenomeno grazie al singolo “Yuve Yuve Yu”. Ma come hanno fatto questi quattro musicisti a diventare così popolari? Merito del fatto che i Nostri hanno saputo mescolare musica tradizionale mongola e heavy metal, un po’ come fecero a suo tempo i Tengger Cavalry, progetto internazionale fra Cina e Stati Uniti. Crediamo, però, che i The Hu abbiano dalla loro il fatto di essere autenticamente presenti nelle loro radici musicali. Si sente moltissimo che i loro pezzi sono scritti col cuore in mano, anche in questo disco. D’altronde quanto può essere d’appartenenza un titolo come “This Is Mongol”, dove canto tradizionale e chitarre distorte vanno a braccetto creando una specie di inno?
Ancor più del precedente “The Geregh”, questo album si imposta come un racconto fra convivenza con la natura e epiche storie di guerrieri. Non abbiamo idea di come si possano definire i bardi in Mongolia, ma quello che i The Hu fanno con le loro canzoni e i loro strumenti tradizionali sembra proprio l’essere un viaggio nella desolazione a base di canti gutturali e leggende: storie come quella del predestinato in “Upright Destined Mongol”, passando anche per elogi della natura e dell’ambiente con “Mother Nature”, una specie di ninna nanna che parte acustica e si chiude con un canto tribale. Merita una menzione a parte il singolo “Black Thunder”, accompagnato da un bellissimo videoclip, dedicato al “fulmine nero del Dio Tengri”, ovvero i capi guerrieri delle feroci tribù della Mongolia.
Quello che risulta veramente affascinante nella band è il suo sapersi prendere maledettamente sul serio, e sebbene tutte le canzoni obbediscano più o meno sempre alla solita struttura, riescono a risultare coinvolgenti e ricche dell’atmosfera dove sono state composte. Il lento cadenzare del passo dei cavalli, o degli esseri umani, in viaggio attraverso una natura incontaminata e difficilmente domabile, è ciò che traspare dalla maggior parte dei pezzi di questo disco: un amore sconfinato per le proprie radici e la propria cultura. L’album si chiude con “TATAR Warrior”, dedicata al popolo dei Tartari, che si dice discendesse direttamente dai lupi: un elogio di tutte quelle popolazioni dimenticate assimilate poi dall’Orda d’Oro di Gengis Khan.
Che i The Hu riescano a risultare credibili e assolutamente certi delle loro posizioni l’abbiamo già detto: dare un peso specifico ai loro dischi è proprio per questo molto complesso. Difficile derubricare questa band all’etichetta di ‘folk metal’: noi crediamo sia una musica così strana e particolare davvero difficile da catalogare. Il nostro consiglio è comunque di darci un ascolto: potreste venire trasportati in un paesaggio alieno, trovandovi a cavalcare al fianco di antichi guerrieri al calar del sole.