6.5
- Band: THE INTERSPHERE
- Durata: 00:45:53
- Disponibile dal: 07/03/2014
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
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I tedeschi The Intersphere sono giunti al quarto album in carriera con “Relations In The Unseen”, un capitolo questo particolarmente melodico ed easy listening, oseremmo dire dalle intenzioni quasi radiofoniche. Stilisticamente la musica di questa compagine si assesta in un calderone di alternative rock, con varie immersioni nel pop più mainstream e, perché no, anche dando qualche strizzata d’occhio a certo progressive rock di vecchia maniera. Diciamo quindi che si viaggia tra Muse, Incubus, Biffy Clyro, Coldplay e qualche volta si sentono persino echi di Rush. “Relations In The Unseen” è un disco che si lascia ascoltare ben volentieri nella sua sostanziale semplicità, le canzoni sono piacevoli, i ritornelli si ficcano in testa sin dal primo ascolto e a parte qualche episodio un po’ troppo sempliciotto (ma forse saranno anche le Nostre orecchie intasate dal troppo metallo pesante a non essere abituate a queste strutture ultra-semplificate) dobbiamo dire che fa il suo dovere senza momenti di noia, ma a dirla tutta senza nemmeno picchi di irreprensibile esaltazione. Crediamo che questi Intersphere diano il loro meglio sugli episodi più movimentati e frizzanti (esempio, “Joker”), piuttosto che nei brani più lenti e introspettivi come ad esempio “The Ones We Never Knew”, che sembra piazzato a mo’ di hit radiofonica, ma che, anche se tale volesse essere, ha al suo interno alcuni momenti di quiete che spezzano troppo la tensione rendendolo poco fruibile ad un ascoltatore occasionale. Pur non essendo chi scrive un grandissimo conoscitore della scena commerciale, crediamo comunque che questi The Intersphere, per cercare in qualche modo di emergere debbano rischiare qualcosa di più, e magari lavorare maggiormente sull’aspetto personalità, creando un’amalgama sonora che li renda riconoscibili, che non sembri piuttosto un collage di influenze che di tanto in tanto emergono e vengono assemblate tra di loro, con cura sì, ma si sa che per destreggiarsi in questo campo serve ancora di più. Comunque se tra i vostri ascolti non disdegnate qualche immersione nelle sonorità sopra descritte, dovreste segnarvi il nome di questo quartetto teutonico e di questo platter, che rimane comunque un ascolto piacevole e senza particolari pretese.