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- Band: THE KOVENANT
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
- Distributore: Self
Dal passato ritorna la tempesta, annunciata dall’algida brezza siderale di un ritrovato “In Times Before The Light” – debutto discografico della creatura The Kovenant risalente a ben sette anni fa, quando la band norvegese portava ancora il primitivo monicker Covenant (che, ve lo ricordo, è stato cambiato su invito dell’omonimo electro/industrial act svedese, autore delle celeberrime “Dead Stars” e “Stalker”), e vi militavano esclusivamente Nagash e Blackheart. Inizialmente rilasciato dalla britannica Mordgrimm nel 1997, “In Times Before The Light” è ancora adesso un album poco noto ai più, a causa sia di una scarsa reperibilità della sua precedente edizione, sia di un’effettiva disaffezione della band stessa al materiale qui presente, che solo in rare occasioni è stato riproposto dal vivo; va però sottolineato, fin da adesso, che la versione or ora stampata dall’olandese Hammerheart Records, oltre a fregiarsi di un restyling grafico, si impreziosisce di un completo remastering dell’album, che si traduce quindi in una maggiore potenza e definizione del suono ed in un missaggio più equilibrato specialmente delle chitarre che, nella versione originale, spesso e volentieri finivano per coprire gli arrangiamenti tastieristici. Non si tratta quindi esattamente di una semplice ristampa del debutto della band norvegese autrice di capolavori come “Nexus Polaris” e “Animatronic”, ma di un album rivisitato e ringiovanito anche grazie all’inserimento di alcune nuove linee di tastiera che gettano un ponte temporale tra il symphonic black metal di allora e l’electro/industrial-metal di oggi. Nell’insieme si tratta di un lavoro più che valido, contenente alcuni brani davvero interessanti (la title-track, “The Chasm”, “Through The Eyes Of The Raven”, “Dragonstorms”…), forieri di quel genio che investirà i successivi lavori e, considerando anche l’epoca a cui risalgono le recording session di quest’album (ossia a più di un anno prima che i Dimmu Borgir concepissero la loro ‘rivoluzione’ sonora con “Enthrone Darkness Triumphant”), non possiamo che rinnovare lo stesso giudizio positivo di allora. Ispirato, irruente, acerbo.