6.5
- Band: THE MAGIK WAY
- Durata: 01:18:49
- Disponibile dal: 13/01/2013
- Etichetta:
- Sad Sun Music
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Sembra che il leggendario occult metal italiano stia finalmente venendo a galla come una di quelle scene insostituibili e tremendamente riverite a livello mondiale e che sta finalmente venendo riconosciuto come uno di quegli elementi di nicchia ma essenziali a tutto quanto ciò che è heavy in questi giorni e utili a dare una direzione al metal moderno per ricordargli anche in un certo senso da dove proviene. Negli States sono ormai tantissime le nuove leve che stanno emergendo e che sventolano con fierezza come loro principale lume ispiratore l’occult rock italiano di fine anni Settanta e inizio anni Ottanta, basta dare una sbirciata ai cataloghi di band come gli Occultation, i Dispirtit, gli Atriarch e così via, o la presenza di band simbolo come i Mortuary Drape ad eventi di prim’ordine come il Maryland Deathfest. Insomma, il revivalismo è palpabile ed è giusto che sia così, poiché questa scena, sempre troppo ignorata per troppi anni, sebbene nel suo piccolo abbia dato degli input notevolissimi al metal nell’arco di un decennio preziosissimo piazzatosi appunto a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. Allo stesso modo non deve stupire affatto se ciò che rimane di quella gloriosa scena oggi stia sputando fuori vecchi cimeli dal passato in preda ad una sorta di spasmo di nostalgia. E’ il caso dei The Magik Way, band occult metal di Alessandria nata nel 1996 e rimasta attiva a fasi alterne fino ad oggi. I Nostri sono degni di nota non solo perché rappresentano il colpo di coda di una scena gloriosa, ma perché annoverano in line up svariati membri passati dei Mortuary Drape, appunto, fattore questo che piazza i Nostri tra i protagonisti della scena. “Materia Occulta (1997-1999)”, come espresso chiaramente dal titolo, raccoglie tutto quanto fatto dalla band nel suo periodo di più intensa attività, raccogliendo i migliori momenti di un’era ormai persa e lontana ma di assoluto spessore artistico, proponendoci quasi un’ora e mezza di purissimo e inconfondibile occult metal italico. Insostituibile il contributo delle voci femminili pulite e di parti più corali, come degli organi, delle tastiere, dei pianoforti come perfino delle campane e dei canti gregoriani e delle varie liturgie spoken word in latino o semplice italiano atte a suscitare scenari fantasy e occulti nitidissimi, grotteschi, in fortissima salsa horror, e dunque, diciamolo, anche un po’ pacchiani, ma anche per questo estremamente tipici e peculiari. A tutto questo impianto sonico-scenico di occultismo disperato fanno eco gli impianti strumentali metallici dritti e inconfondibili presi direttamente dal black metal nordeuropeo proprio di quel periodo, della second wave norvegese dunque, che non cessano mai di scorrere nelle vene del disco grazie a dei riff proto-thrash gelidi e dissonanti, double bass e blast beat sparpagliati un po’ ovunque e voci gracchiate in maniera lugubre e maligna proprio come il verbo black metal tradizionale comanda. L’opera invero è vastissima e l’ascolto si fa a tratti affannoso, ma la non ripetitività del tutto aiuta a non perdere il filo del discorso grazie a momenti all’interno dello stesso davvero cacofonici e antitetici. Si parte da momenti di pura recitazione, in maniera praticamente teatrale, a bordate gothic-black metal fulminee e raggelanti per arrivare fino a momenti di puro ambient e noise che evocano scenari prog di Gobliniana memoria, rimandando dunque inevitabilmente anche ad estetiche artistiche dell’underground italiano ancor più distanti riconducibili a Morricone e Dario Argento. Senza dubbio un prodotto indirizzato ai veri cultori del genere, e dunque a tratti ostico e persino inaccessibile per l’ascoltatore casuale, ma non per questo privo di significato o spessore artistico, anzi.