8.0
- Band: THE MODERN AGE SLAVERY
- Durata: 00:34:18
- Disponibile dal: 19/03/2013
- Etichetta:
- Pavement Entertainment
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Sono passati oltre quattro anni. Bisogna risalire al novembre 2008 per rintracciare esattamente la data di pubblicazione di “Damned To Blindness”, debut album dei death metaller nostrani The Modern Age Slavery. Un’assenza dalle scene non indifferente, quella dei ragazzi emiliani – almeno per gli standard attuali – ma, alla fine dei conti, ben giustificata da un ritorno poderoso. “Requiem For Us All” infatti è sicuramente il disco che ci può ravvivare una giornata partita in salita, di quelle nate stanche o detestabili per qualche motivo, bisognose di una scarica di violenza per decollare e mettersi sui binari giusti. Qui dentro c’è tutto l’occorrente, il day-kit per affrontare tutto come fosse un’occasione unica ed irripetibile per staccare teste e sfondare mura. Musica che si affaccia sulla sconfinata scena death metal con vigorose stilettate chitarristiche, ritmiche e cambi di tempo sempre molto curati ed un growling espressivo che, spalmato su tracce arrangiate con classe e grinta, rende l’ascolto pieno e coinvolgente. Un disco che funziona come un meccanismo ben oleato, fluido e moderno nella migliore accezione del termine, certamente superiore alla media delle proposte attuali di questo filone; una tracklist di nove canzoni (più una cover dei Sepultura) che risultano quasi tutte ipotetiche hit a presa rapida. Siamo lontani dal death-core da encefalogramma piatto, quello infarcito di breakdown che non vanno da nessuna parte e di armonizzazioni fintissime, nè tantomeno siamo dalle parti di quel techno-death onanista che guarda tanto alla forma, ma ben poco alla sostanza. I The Modern Age Slavery macinano riff in abbondanza e alternano spesso e volentieri parti molto serrate a digressioni in midtempo, ma riescono sempre a rendere le loro evoluzioni scorrevoli, dando perennemente un’idea di naturalezza e funzionalità. Proprio come i migliori Aborted, Despised Icon o i Decapitated del periodo “The Negation” / “Organic Hallucinosis”. Insomma, poco risulta superfluo o indigesto in “Requiem For Us All”: questa è una botta di musica che annuncia un radioso futuro, un album da annoverare fra i migliori lavori di questo inizio anno e sicuramente il migliore tormento per il vostro stereo affamato di “modern” death metal.