THE MON – Eye

Pubblicato il 25/05/2023 da
voto
7.5
  • Band: THE MON
  • Durata: 00:37:46
  • Disponibile dal: 26/05/2023
  • Etichetta:
  • Supernaturalcat

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Il progetto The Mon giunge al suo secondo capitolo sgusciando via con disinvoltura dalle connotazioni assunte nel primo disco. Le idee soliste del cantante/bassista degli Ufomammut, Urlo, vanno ad accendersi per “Eye” di un grado di introspezione notevole, che colloca l’uscita, senza troppi sforzi, in quella corrente tra il neofolk, l’elettronica, l’intimismo cantautorale, che non di rado viene proposta negli ultimi anni da artisti di estrazione metal. Leggendo la lista degli ospiti non ci si stupisce di trovare l’amico di lunga data degli Ufomammut stessi, dioscuro dei Neurosis e autore a sua volta di un’ottima discografia solista, ovvero Steve Von Till, e Colin H. Van Eeckhout, disperata e intensa voce dei belgi AmenRa, altra formazione con parecchie affinità intellettive rispetto al trio tortonese. Von Till presta la sua voce e liriche per “Confession”, Van Eeckhout fa altrettanto in “To The Ones”. Sul fronte strumentale, contribuisce con linee di violino l’ex Subrosa Sarah Pendleton, mentre David W. dei White Hills aggiunge la sua chitarra ad alcune composizioni.
Il precedente “Doppelleben” sarebbe il termine di confronto naturale, però è tale la distanza con “Eye” che vale la pena considerare i due album entità nettamente separate, avendo ognuno una sua precisa identità e pochissimi punti in comune. Fatta salva la voce di Urlo, qui come nell’esordio nella sua versione più pacata e soffice possibile, seppur a volte sinistra e inquietante, fatichiamo a trovare altre connessioni. Mentre se dovessimo spuntare istintivamente la casella dei paragoni più evidenti, anche se non si presentasse nel corso del disco con la sua voce, penseremmo alla produzione solista proprio di Von Till.
Il corredo strumentale è solidamente minimale, con ogni nota ad assumersi il compito di evocare un vasto universo sensoriale, molto legato ai propri pensieri e sensazioni intangibili, piuttosto che ad accendere di emozioni ardenti e vibranti. Sono brumosi soundscape elettronici e arpeggi malinconici a tenere in piedi, insospettabilmente vigorosi nella loro esilità, le tracce di “Eye”. Le quali si muovono in un contesto sonoro che, pur presentando affinità con la dimensione cantautorale/neofolk, vanno a espandersi piacevolmente verso lidi drone e ambient, senza eccessi in fatto di dilatazione ed ermetismo. Anzi, una delle qualità di “Eye”, così quieto, toccante e privo di abbellimenti superflui, è quel suo entrare in pochi attimi in perfetta assonanza con la mente di chi ascolta, se si è adeguatamente predisposti a questi suoni. E se, per la vocalità caratterizzante e confortevole del suo ospite, “Confession” è la prima traccia a farsi ricordare, con un incedere da ammorbante ninnananna, anche il resto non sfigura affatto, offrendo tante piccole, minime, variazioni agli intrecci tra acustico ed elettronico proposti da Urlo.
L’intimismo vagheggiante del disco produce frutti fragranti di variabili sapori, con un filo rosso abbastanza chiaro a unirli, rendendo l’esperienza di fruizione un unico flusso uditivo praticamente senza pause, tanto che si arriva a fine corsa perdendo piena consapevolezza di come si sia giunti all’approdo finale.
Il sottile velo di violini che cosparge “This Dark O’Mine”, la strumentale incentrata su dolci note di piano “Mimmi”, il fascino notturno di “Pupi”, sono piccoli frammenti di caleidoscopio di note e colori virati su tonalità ombrose, comunque calde e pulsanti. L’uso dell’elettronica in emulsione alla chitarra acustica permette a Urlo di traghettarci in un ambiente sonoro molto personale, con richiami ad altri artisti costituiti soltanto da lievi assonanze. Se pensiamo a “Doppelleben”, al di là delle già citate grosse differenze stilistiche, pensiamo che allora la voce si presentasse in modo fin troppo sporadico, seppur efficace; con “Eye”, al contrario, è nitidamente protagonista, evidenziando il talento di Urlo non solo, appunto, come urlatore, ma come interprete dei suoi profondi e imperscrutabili pensieri. Nell’affrontare sonorità riflessive e dal fine taglio plumbeo, potrebbe essere facile al giorno d’oggi cadere in cliché e inutili drammatizzazioni: “Eye” spicca invece per la sua unicità e l’assenza di furbizie per accattivare meglio il prossimo. Un disco da ascoltare e riascoltare con grande piacere.

 

TRACKLIST

  1. The Sun
  2. Secret
  3. Confession
  4. The Manure Of Our Remains
  5. This Dark O’Mine
  6. Burning From Afar
  7. To The Ones
  8. Mimmi
  9. Where
  10. Vampyr
  11. Pupi
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