8.0
- Band: THE MOOR
- Durata: 00:53:48
- Disponibile dal: 15/03/2024
- Etichetta:
- Inertial Music
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Tra le band nostrane mai riuscite ad attirare le attenzioni meritate rispetto a ciò che hanno investito e prodotto, anche i termini di qualità oltre che di tempo e denaro, sicuramente si annoverano i veneti The Moor. Spinti dal loro leader Enrico Longhin, che ha sempre creduto nella sua nuova creatura dopo un passato nei Bleed In Vain e in altri progetti della scena veneziana e padovana, a sei anni di distanza dal bellissimo “Jupiter’s Immigrants” ecco giungere il nuovo “Ombra”.
Se il precedente disco ci aveva stregato grazie a brani dal forte impatto, la sensazione, anche col passare del tempo, è che forse mancava qualche piccolo dettaglio per poter definire al meglio le varie composizioni che componevano la tracklist. Pare evidente invece che stavolta il gruppo si sia preso tutto il tempo necessario per lavorare su ogni piccola sfumatura di ogni singolo brano, non lasciando nulla al caso.
La produzione è come sempre affidata a Fredrik Nordström (At The Gates, Soilwork, Dimmu Borgir) nei suoi noti studio in Svezia, mentre la formazione vede l’ingresso di un membro importante come Edo Sala (Folkstone, Bardomagno e tanti altri) alla batteria e il bravo Davide Carraro tornare in pista, dopo qualche anno di pausa, per rimpiazzare Andrea Livieri, al momento impegnato e non in grado di concentrarsi completamente nel progetto.
Il suono dei The Moor esplora da sempre un mix di influenze progressive all’interno di uno scenario che risiede decisamente all’interno del death metal melodico, stavolta con un maggiore influsso di arrangiamenti elettronici, come si può subito intuire dai tre minuti di apertura affidati alla strumentale “Intro – Il Tema dell’Ombra”.
“Ombra” è un lavoro molto più oscuro e malinconico rispetto al passato: questo si manifesta in primis nei testi e poi pesantemente nella musica, con un utilizzo della voce estrema più presente, anche se non mancano affatto melodie cantabili in particolare nei ritornelli, sempre dal grande impatto. Le composizioni risultano quindi complesse, capaci di trasmettere emozioni che scavano nell’intimità delle ombre interiori che accompagnano tutti noi.
È un impatto crudo e violento ad aprire le danze – dopo la già citata intro – con “The Overlode Desease”, in cui lo screaming di Enrico graffia pesantemente prima di uno stacco melodico, dove compare per la prima volta la voce pulita a piazzare un bel ritornello. Atmosfere dark e cupe, una nebbia fitta da tagliare col coltello si ripresentano con l’andatura controllata ma certamente tetra di “Illuminant”, pezzo da novanta che si esalta tra passaggi grintosi ed aperture melodiche e la chitarra di Davide a muoversi attraverso note intense durante la parte solista. La favolosa title-track è una sublime canzone dalle tinte gotiche cantata in italiano, con una partenza corposa seguita poi da un’andatura penetrante e cadenzata prima di esplodere su ritmi più incalzanti durante la parte strumentale centrale, mentre lo splendido ritornello si ripresenta nel finale in maniera profonda.
Una scelta coraggiosa che porta invece enormi benefici al disco, come anche abbinare la lingua italiana a queste sonorità è un altro esame non facile e tutt’altro che scontato, ma ben superato da Longhin e soci. I riff che escono dalle chitarre di Enrico e Davide sono ancora impenetrabili, accompagnando le note solide di “Lifetime Damage”, che porta con sé chiare influenze della scena nordica, con la voce pulita che domina il brano, accompagnandolo verso sonorità grigie e plumbee, con la voce in growl a fare il proprio ingresso con estremo vigore. Katatonia ed Opeth riaffiorano in maniera consistente nel sound decadente di “Our Tides”, mentre un impatto progressivo si manifesta con decisione tra le note maggiormente raffinate di “Passage”, che tra riff stoppati e arpeggi si candida ad essere il brano più dinamico della tracklist.
“Ombra” è un disco intimo, un lavoro che va a scavare nell’anima. si può percepirlo ascoltando brani che si muovono con sentimento miscelando potenza, melodia ed atmosfere nordiche. Un ulteriore prova convincente per i The Moor!