8.0
- Band: NEAL MORSE
- Durata: 01:46:37
- Disponibile dal: 11/11/2016
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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La carriera di Neal Morse sta raggiungendo dimensioni davvero mastodontiche. Se la matematica non ci tradisce, oramai siamo giunti a circa venticinque album in studio registrati in ventuno anni sotto diversi monicker; ad essi va poi aggiunto un numero imprecisato – ma di sicuro sopra la decina – di album dal vivo. Cifre pazzesche, ce ne rendiamo conto, che ci fanno chiedere come sia possibile che l’estro, l’inventiva, di questo vulcanico artista non si siano ancora esaurite. Un mistero questo a cui tutto sommato non abbiamo nemmeno fretta di dare una risposta, ma al quale non riusciamo a sottrarci quando – come questa volta – ci troviamo davanti all’ennesimo lavoro baciato da una vena creativa assolutamente fuori dal comune. Non c’è altro modo per voi di introdurre “The Similitude Of A Dream”, opera magna da più di 100 minuti divisa su due CD e tratta niente meno che dall’allegoria (chiaramente religiosa) intitolata “Il pellegrinaggio del cristiano” di John Bunyan, scritto che già in passato ha funto da base per innumerevoli altre rappresentazioni artistiche, dal cinema alla musica fino all’editoria a fumetti. Partendo da questo impegnativo argomento, la Neal Morse Band – ricordiamo per chi non lo sapesse formata nel 2014 e composta da Mike Portnoy, Randy George, Bill Hubauer e Eric Gillette – ha la possibilità di esprimersi al proprio meglio, coniugando le capacità esecutive che tutti conosciamo a una sensibilità e un emozionalità che avevamo sentito prima solamente in alcuni passaggi di “The Whirlwind” dei Transatlantic o “Second Nature” dei Flying Colors, due dei dischi preferiti di chi scrive nella carriera del bravo compositore losangelino. I quattro musicisti sembrano infatti veramente spinti al massimo: il basso di George è presente, rotondo e ottimamente prodotto, perfetta spinta ritmica per le scelte poliedriche de gruppo, mentre le tastiere di Hubauer risultano più incisive e variegate che mai, con una serie di suoni ed effetti che vanno dal classico organo hammond a soluzioni più ardite, quasi alla Derek Sherinian. Il solismo del giovane Gillette è poi assolutamente perfetto… così diverso dalla matrice blueseggiante e tipicamente hard di Morse, il Nostro riesce ad accendere praticamente ogni composizione in cui mette le mani, anche lui calandosi in una quantità di stili diversi davvero da capogiro. Discorso a parte merita Mike Portnoy, sodale di Neal oramai da lungo tempo: a chi segue il musicista saranno infatti ben note le sue recenti parole a proposito proprio di questo disco, parole dove afferma che probabilmente si tratta del lavoro più completo da lui mai inciso in carriera. A conti fatti non ci sentiamo nemmeno di smorzare questo suo entusiasmo, visto che in effetti le varie parti di batteria presenti sul disco sono davvero al top, perfettamente bilanciate tra la tecnica per cui lui già è noto, un’aumentata potenza tipicamente metal e un tocco invece più gentile ,squisitamente inedito. Senza stare a citarvi tutte le singole canzoni, possiamo comunque dire che il discorso musicale in se fila liscio e senza intoppi attraverso tutti i ventisei movimenti in cui l’album è diviso, muovendosi sul terreno comune del progressive rock così caro a Morse, ma esplorando qui e la territori nuovi, con digressioni in generi musicali confinanti che non fanno altro che insaporire e rendere più interessante il tutto. Alla luce di questa descrizione, si capisce come la vera forza di “The Similitude Of A Dream” risieda nella sua capacità di racchiudere la propria bellezza non tanto nell’esagerazione o nell’esibizione smaccata dei propri contenuti, quanto nella meticolosa cura con cui è realizzato e nella strabiliante quantità di dettagli che contiene, piccoli colpi di pennello e matita che arricchiscono un dipinto già di per sè davvero molto particolareggiato. Classe vera.