7.0
- Band: THE NEGATIVE BIAS
- Durata: 00:49:18
- Disponibile dal: 06/10/2023
- Etichetta:
- Vendetta Records
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Ed ecco al varco della fatidica prova del terzo disco anche gli austriaci The Negative Bias, progetto black metal ‘astrale’ che ha saputo farsi piacere da queste parti sin dal primo disco, uscito nel 2017, dal titolo “Lamentation Of The Chaos Omega” e che vede nella propria line-up Florian Musil (chitarre, basso e batteria – già in Agrypnie, Theotoxin e alle pelli dell’incarnazione attuale dei Pungent Stench guidata da Shirenc) e I.F.S. alla voce.
Il black metal proposto in questo terzo tassello della discografia vede i The Negative Bias rielaborare la propria ieraticità in una direzione più diretta, risultando forse meno serafici in senso stretto e più dritti al sodo. Le chitarre sono davvero interessanti, con riff cangianti e deliziosamente taglienti, alternati a non poche aperture pulite, e nel complesso si respira un’aria certamente meno cervellotica che nel precedente lavoro, cosa visibile forse già dalla struttura del disco (in “Narcissus Rising”, del 2019, si contavano con quarantadue minuti per due canzoni, mentre qui si rimane su di un più usuale minutaggio di cinquanta minuti per sette brani).
La costruzione dei brani è meno ‘astronomica’ rispetto al passato, e seppur non va a perdere in intensità e atmosfera, siamo certamente di fronte ad un lavoro più ‘live’ e meno sperimentale, senza nulla togliere, comunque, ad una scrittura quanto mai ben congegnata. Diciamo che, se in passato il lavoro della band risultava po’ più difficile da catalogare, ora invece in alcuni punti non si nascondono del tutto le arie di certi Mayhem (le voci pulite ‘monastiche’ ricordano non poco Attila, ma anche un’apertura come in “The Wage Of Sin Is Demise” sembra andare da quelle parti), e generalmente l’ascolto si fa più scorrevole che in passato.
Se all’interno dell’economia discografica del progetto la nostra descrizione potrebbe apparire un po’ freddina, è vero che questo “The Sevene Seals Of Saligia” è un album che, preso in maniera avulsa dal resto, scorre piuttosto bene, grazie ad una prova maiuscola a livello strumentale e canzoni che, esplorando in ogni capitolo uno dei sette peccati mortali, riescono nella restituzione di un vortice di vuoto grazie a momenti piuttosto felici nel loro mortifero incedere (brani come “Final Abominations Of This Barren Earth” o “The Dystopian Realm Of Necrokosm” sono devastanti).
Insomma, meno sorprendente ma non per questo meno avvincente rispetto al passato: in ogni caso, un buon lavoro.