voto
8.0
8.0
- Band: THE OCEAN
- Durata: 00:50:00
- Disponibile dal: /11/2010
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
Streaming non ancora disponibile
Il nuovo album dei The Ocean suona vivace come un debutto. Anche se ormai non viaggia più assieme a uno pseudo-collettivo ma con una vera e propria band, dentro "Anthropocentric" c’è la maturazione di un’artista, Robin Staps, che non ha l’ambizione di fare copertina, ma che alla sua musica – oggi di fatto un metal melodico e introspettivo – riesce spesso a dare uno spiccato accento di freschezza. Girando tra le tracce di questa seconda parte del concept sulla critica "intellettuale" del Cristianesimo iniziata con "Heliocentric", troviamo riffoni sbilenchi di quel "post" metal intimista tanto caro ai compianti Isis; poco più in la invece ci colpisce un ritornello melodico che puzza di Deftones ("She Was The Universe"), mentre in "The Grand Inquisitor II: Roots & Locusts" il gruppo sembra volersi muovere nella stessa direzione degli ultimi Mastodon, riuscendo però a mantenere una certa corposità a livello di riffing così come di linee vocali, che questa volta si affidano spesso e volentieri al growling. Di fatto non si inventano nulla di realmente nuovo, ma i The Ocean mischiano con agilità tante intuizioni altrui (come altri, ovviamente) in maniera aggraziata e competente. Staps si lascia dietro le continue spinte orchestrali e le divagazioni ambient che avevamo trovato nel precedente album, e forse fa proprio bene. "Anthropocentric" suona più compatto, variegato e, per quanto ci riguarda, anche nettamente più armonioso di "Heliocentric". E quando i nostri rispolverano arpeggi, archi e, in generale, tutta la loro anima soft per la splendida strumentale "Wille Zum Untergang" e la conclusiva, epica, "The Almightiness Contradiction", il risultato è così prestigioso – e atipico, se si considera il sound del resto della tracklist – da lasciare subito a bocca aperta. Disco estremamente curato ed elegante.