7.5
- Band: THE PATH OF MEMORY
- Durata: 00:34:55
- Disponibile dal: 19/06/2020
- Etichetta:
- Iron Bonehead Prod.
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La voce bassa, afflitta. Chitarre acustiche meste, luttuose, a supporto di parole che escono smorzate di ogni impeto vitale. Un sentimento di sconfitta perenne, aleggiante come una nebbia impossibile da diradare. Atmosfere notturne, di quelle dove si è soli e nulla è in grado di far uscire dal proprio isolamento, obbligato o cercato che sia. Il primo album del progetto The Path Of Memory non è propriamente un bagno di allegria. Inserendosi in quel filone che ha visto di recente musicisti black metal immalinconirsi, riflettere e dare spazio alle proprie fragilità e debolezze, esprimendola in musica distante da estremismi sonori e concettuali, “Hell Is Other People” vuol essere sfogo e colonna sonora per anime in pena. Per fargli percepire che sensazioni di disagio, inadeguatezza, alienazione sono diffuse e difficili da eludere. Incarnazione di un musicista svizzero con esperienze in numerose compagini black metal, per l’appunto, The Path Of Memory suona, detto volgarmente, come il materiale di King Dude spogliato della sua componente rock’n’roll oppure, alla stessa stregua, un Danzig ormai rassegnato, stravaccato sul divano, intento a contemplare rassegnato le sue miserie.
Poco elettrico e molto acustico, dalle strutture e arrangiamenti semplici ma estremamente significativi, toccanti, le undici tracce di quest’esordio accarezzano senza offrire consolazione. Descrittive di uno stato d’animo diffuso di prostrazione a cui non si sa dare rimedio, incamerano un’atmosfera generale confondibile con quella del gothic/deathrock, o dell’affine post-punk, aspirandone via ritmi coinvolgenti, impennate umorali, voglie di divertimento. Al loro posto, un’impronta uggiosa, un male di vivere che si estrinseca in un distillato di note lente, devitalizzate, un dark rock punteggiato di rade escursioni nella distorsione e punteggiato qua e là di pallide tastiere. L’incedere, lo snodarsi di liriche sempre meste e narrate con calma, assai più descrittive che animose, risponde a quelle di un crooning antico e ancora attuale.
Il racconto di sé, delle proprie emozioni e pensieri, fa immedesimare con un individuo che si mette a nudo e per farlo sceglie una musica scarna, dai pochissimi fronzoli. Dove gli ampi spazi presenti, li riempie solo il silenzio. I rimandi al neofolk dalle tinte heavy che ha magnetizzato di recente anche buona parte del pubblico extreme metal ci sono in abbondanza, però in “Hell Is Other People” non appaiono come schemi preconfezionati, funzionali a guadagnarsi effimere attenzioni. Vi è piuttosto, in queste piccole litanie confessionali, il desiderio di comunicare sinceramente il proprio essere. Obiettivo pienamente centrato, “Hell Is Other People” non potrà che sintonizzarsi sugli umori di chi, dalla musica, ama ricevere quotidianamente un confortevole dosaggio di tristezza.