6.5
- Band: THE RADICANT
- Durata: 00:23:34
- Disponibile dal: 12/07/2024
- Etichetta:
- Kscope Music
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Per parlare dei The Radicant, il nuovo progetto solista di Vincent Cavanagh, serve forse fare un passo indietro e partire un po’ da lontano. Gli Anathema, come è noto, si trovano in una pausa a tempo indeterminato e purtroppo le voci che sono circolate negli ultimi anni intorno al loro nome sono abbastanza sconfortanti.
L’inizio della fine sembra coincidere con la pandemia, che ha colpito il pianeta proprio in contemporanea con il tour celebrativo di “We’re Here Because We’re Here”, causando un danno economico enorme alla band.
Una volta messa in pausa quesa, il primo a muoversi – forte anche di una carriera solista già avviata – è stato Daniel Cavanagh, che ha annunciato un nuovo gruppo, i Weather Systems, che avrebbero dovuto raccogliere l’eredità degli Anathema. Quello che si è potuto vedere nei mesi successivi, però, non ha contribuito a cancellare le preoccupazioni dei fan della band: i Weather System hanno avviato una raccolta fondi per finanziarsi, limitandosi però a pubblicare qualche sporadica canzone e delle cover sul proprio profilo Soundcloud. L’intera vicenda ha trovato il suo momento più triste nel maggio del 2022, quando la band ha prima condiviso e poi cancellato un post in cui veniva data notizia del tentato suicidio di Daniel, fortunatamente scongiurato.
Vincent, invece, è rimasto inizialmente sulle sue e abbiamo dovuto aspettare questo 2024 per vederlo tornare sulle scene con un nuovo progetto, The Radicant, che lo vede spostarsi su lidi ancora più lontani, non dal metal – ricordo ormai lontano – ma addirittura dall’alternative rock che ha contraddistinto l’ultima fase della carriera degli Anathema.
“We Ascend” è un EP di sole cinque canzoni, un buon modo per testare la nuova identità di Vincent prima di un full-length che dovrebbe arrivare nel 2025. Il cantante abbandona completamente la forma canzone classica, abbracciando invece sonorità che vanno dall’ambient al trip-hop, passando per gli onnipresenti Radiohead e il Thom Yorke solista.
Un altro aspetto importante da considerare, poi, è che la musica dei The Radicant nasce in un contesto multimediale: Vincent, coadiuvato dal produttore francese Ténèbre, sta componendo musica che possa sì esistere in autonomia, ma soprattutto fare da ambiente sonoro a delle performance artistiche, tra danza e visual art, per uno spettacolo intitolato “Homecoming”, che dovrebbe vedere la luce nel 2025.
Non potendo valutare questa componente, quello che abbiamo tra le mani è un EP che procede fondamentalmente per stratificazione. Su una base ritmica (elettronica o analogica, a seconda dei casi) si appoggiano loop, pattern elettronici, veli di tastiere e la voce suadente di Vincent. L’atmosfera tende sempre a quella luminosa rarefazione che caratterizza gli ultimi Anathema, ma musicalmente i punti di contatto si esauriscono qui, perché, come si può ascoltare in brani come “Zero Blue (NSS Mix)”, il primo singolo, o “Anchor”, il mondo in cui si muove Vincent è completamente diverso, appoggiandosi a quelle influenze che abbiamo citato in apertura. Interessante l’esperimento di “Wide Steppe”, che riesce a trovare uno strano punto di incontro tra la musica sacra e l’elettronica; mentre “Stowaway”, con quel pianoforte malinconico, è l’unico brano in cui, complice la vocalità di Vincent, il fantasma degli Anathema aleggia in maniera più netta.
Ci è piaciuto questo primo passo dei The Radicant? Onestamente, meno di quanto avremmo sperato.
Le composizioni di Vincent sono atmosferiche, ma francamente ci sembra che siano anche un po’ troppo minimali e ripetitive. Vedremo se il full-length riuscirà a darci una visuale più completa del percorso del cantante.
Il tutto è più della somma delle parti, dice un vecchio adagio. E questo EP, così come le uscite soliste di Daniel, rendono evidente come gli Anathema ne fossero un esempio lampante. L’alchimia che avevano i vari componenti della band, pur con percorsi sempre diversi, riusciva sempre a dare vita a qualcosa di emozionante ed unico, mentre in solitaria riusciamo a malapena a vedere le ombre di quella grandezza.
Dispiace vedere una band come gli Anathema sfilacciarsi così, tra esperimenti multimediali e progetti autofinanziati di dubbia qualità, magari accompagnati da vicende personali tutt’altro che edificanti. Per ora accontentiamoci di quello che abbiamo e speriamo che ci possa essere ancora un futuro artistico di valore per questi musicisti che tanto ci hanno saputo dare in trent’anni di carriera.