7.0
- Band: THE ROYAL
- Durata: 00:41:30
- Disponibile dal: 08/03/2019
- Etichetta:
- Long Branch Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo averci positivamente stupito con “Seven” – per chi scrive uno dei migliori dischi metalcore del 2017 – a due anni esatti di distanza tornano gli olandesi The Royal con “Deathwatch”, terzo album edito anch’esso per la Long Branch Records. Rispetto al suo predecessore, la nuova fatica del quintetto di Eindhoven si muove su coordinate più cadenzate (similmente a quanto fatto dagli ultimi Unearth), guadagnando in termini di groove e pesantezza (anche se si poteva fare di più a livello di produzione), ma perdendo un po’ di quella freschezza e imprevedibilità a là August Burns Red che ci aveva tanto colpito. Certo, di fronte a canzoni come “Pariah”, “Savages” o “Soul Sleeper” non possiamo certo lamentarci, ma quando gli orange guardano agli ultimi Parkway Drive o ai King 810 come succede in “State Of Dominance” o nella titletrack (impreziosita dalla presenza di Ryo Kinoshita dei nipponici Crystal Lake, ma molto simile a “Crushed”), allora il tutto scorre in modo meno fluido. Detto questo, l’inserimento di arrangiamenti e break atmosferici da film horror (“State Of Dominance”, “Exodus Black”, “Lone Wolf”) contribuisce indubbiamente a rendere più variegata la tracklist, senza voler scimmiottare il symphonic-core dei Winds Of Plague ma anzi fungendo da catalizzatore per le immancabili ripartenze al fulmicotone. E se anche non sempre l’incastro riesce alla perfezione (le tastiere danzerecce di “Avalon”, ad esempio, sembrano infilate un po’ a forza), nel complesso possiamo parlare di un ritorno che, pur variando leggermente la formula rispetto a “Seven”, non mancherà di soddisfare le aspettative dei pit-crawler fan delle band sopra citate.