7.5
- Band: THE ROYAL
- Durata: 00:37:40
- Disponibile dal: 31/03/2017
- Etichetta:
- Long Branch Records
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United brothers of metalcore. Mentre la globalizzazione sembra essere diventata un male da ostracizzare a colpi di muri e protezionismi, a livello musicale i confini diventano sempre più liquidi, al punto che risulta spesso difficile identificare il contesto di provenienza dalla musica suonata. E’ questo ad esempio il caso dei The Royal, quintetto olandese che ha l’onore di posizionare il paese dei tulipani nella superleague del metalcore melodico, ponendosi in scia ai pesi massimi battenti bandiera americana (August Burns Red), inglese (Architects, While She Sleeps) e australiana (Parkway Drive, Northlane). Alla stregua dei loro predecessori, i cinque di Eindhoven si sono fatti le ossa con un paio di lavori DYI (l’EP “Origins” e l’esordio autoprodotte “Dreamcatchers”), prima di approdare alla corte della Long Branch Records con “Seven”, album d’esordio ufficiale che, coerentemente con il paese d’origine, provoca come effetto collaterale un mulinare continuo di arti inferiori e superiori grazie ad un efficace mix di ritmiche groovy, melodie catchy e ripartenze melo-death. Certo, in più di un’occasione la somiglianza con gli ultimi Agust Burns Red è piuttosto marcata (si veda ad esempio il break simil-country “Creeds And The Vultures”), ma il principale merito della band è proprio quello di mescolare diversi ingredienti – ai nomi citati sopra vanno aggiunti, se pur in misura minore, altri pesi massimi come As I Lay Dying, Unearth e Periphery – senza però mai scadere nell’effetto mappazzone, ma anzi dando vita a quelli che potremmo definire piccoli classici del genere come “Feeding Wolves”, “Life Breaker” e “Viridian”. Il tempo dirà se sarà vera gloria, ma nel frattempo gli amanti del genere, così come i giovani vecchi dell’ormai defunta MySpace generation, avranno sicuramente modo di divertirsi con il metalcore totale di “Seven”.