6.5
- Band: THE SAFETY FIRE
- Durata: 00:51:59
- Disponibile dal: 28/02/2012
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: EMI
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Negli ultimi anni non sono mancate band – quali Meshuggah, Dillinger Escape Plan e in ultimo Periphery – capaci di estremizzare il concetto progressivo con partiture ai limiti dell’irreale, giocate su ritmiche quantomeno difficili da concepire e su una potenza sonora devastante. L’abbinamento metal estremo, tecnica sopraffina e forma canzone alterata piace molto anche ai The Safety Fire, band anglosassone di indiscutibile capacità tecniche che giunge al debutto sulla lunga distanza sotto la prestigiosa InsideOut dopo aver fatto parlare di sé con un interessante EP a titolo “Section” e una serie di aperture live in patria al fianco di Malefice,The Arusha Accord, Anterior e Xerath, oltre ai succitati Periphery. Inutile girarci attorno, “Grind The Ocean” è un disco per pochi eletti: le partiture complesse e vorticose che non tengono minimamente in considerazione la tradizionale forma canzone, le ritmiche da circo, l’assurdo lavoro solista delle chitarre sono tutti ingredienti che richiedono tempo e pazienza per essere assimilati. La voce del singer Sean Robert McWeeney si abbatte sull’ascoltatore come una grandinata, con urla pazzesche non troppo distanti dall’ex Darkane Andreas Sidow, ed anche quando si cimenta nelle frequenti scorribande melodiche resta lontana anni luce da scontate linee radiofoniche, prediligendo un approccio freddo e dissonante, capace di aggiungere ulteriore sale alla proposta. Il quintetto anglosassone in più di un occasione incappa in partiture cervellotiche dal quale sembra veramente difficile trovare un appiglio, come dimostra l’inafferrabile o forse inconsistente “Flood Of Colour”, ma dopo svariati ed attenti ascolti “Grind The Ocean” regala anche una serie di pezzi di alto livello che si inseriscono sui piani alti della scena progressive estrema. L’opener “Huge Hammers”, “Animal King” e la titletrack in chiusura mostrano il talento dei The Safety Fire, tra bordate disturbanti, ritmiche disconnesse e stacchi di stampo jazz. Il coraggio va premiato… e la pazienza dell’ascoltatore?