7.5
- Band: THE SECRET
- Durata: 00:30:00
- Disponibile dal: /03/2008
- Etichetta:
- Goodfellow Records
Non molti in Italia conoscono “Luce”, il primo album dei The Secret. Purtroppo la Goodfellow Records, etichetta della band friulana, è una importante realtà negli USA e Gran Bretagna, ma non in Italia, dove le sue pubblicazioni non vengono ancora distribuite e promosse in maniera decente. Ed è un vero peccato, perchè “Luce” è un grandissimo disco di post hardcore/metal, un piccolo must per i fan di Meshuggah, Zao, Converge e Norma Jean. Sono passati ben quattro anni dall’uscita di quest’ultimo e i The Secret si riaffacciano finalmente sulla scena con il suo successore, “Disintoxication”, lavoro che vede la band ridotta a quartetto e avvalersi di una sola chitarra. Registrato in Svezia, presso quei Tonteknik Studios che più volte hanno già ospitato gente del calibro di Poison The Well, Refused e Cult Of Luna, “Disintoxication” ci presenta una formazione sensibilmente cambiata rispetto all’esordio. Via le sezioni sincopate alla Meshuggah, via le estese, inquietanti aperture strumentali… al loro posto, una rabbia, una velocità e una essenzialità nelle strutture e nel riffing che rimanda all’hardcore-metal più cupo, ruvido e ferale. Il primo nome che giunge alla mente durante l’ascolto è senza dubbio quello dei Converge, la cui influenza sulla band ha raggiunto livelli inaspettati sino a qualche tempo fa. Un album come “Jane Doe” deve aver colpito parecchio i The Secret negli ultimi tempi, tanto che numerose delle tracce di “Disintoxication” sembrano quasi provenire da quel lavoro della formazione americana. Un altro punto di riferimento sembrano poi essere i Breach pre-“Kollapse”, una band spesso poco considerata, ma che ha lasciato senz’altro profondamente il segno sulla scena hardcore europea. Mescolando queste due primarie influenze, i The Secret hanno insomma dato vita a un album decisamente tetro e frenetico, nel quale non vi è proprio spazio per cambi di umore e spiragli di luce. Giusto il midtempo “Umea” riesce a spezzare un po’ l’intensità della tracklist, ma di certo non stiamo parlando di un episodio arioso, visto che le urla di Marco Coslovich la fanno da padrone per tutta la sua durata. Avevamo amato “Luce” per la sua varietà, che ben si sposava con una coerenza di fondo invidiabile, quindi siamo rimasti un pochino sorpresi all’ascolto di questo platter. Ad eccezione della succitata “Umea”, tutta la tracklist si muove nella stessa direzione e – nonostante la qualità delle singole canzoni sia piuttosto elevata – si finisce per sentire un po’ la mancanza di quelle soluzioni care al debut, soprattutto quando ci si accorge che due/tre di questi nuovi brani iniziano esattamente nella stessa maniera! Niente da dire sull’impatto sprigionato e sull’indubbia professionalità con la quale è stato confezionato il tutto, però, come detto, avremmo preferito qualche variazione in più. Sia però chiaro che, nell’insieme, “Disintoxication” si rivela assolutamente un disco più che valido: in questo genere a oggi difficilmente troverete di meglio. Perciò non continuate a ignorare questi ragazzi… ascoltate con attenzione e aspettate fiduciosi le prossime evoluzioni!