8.0
- Band: THE SHELL COLLECTOR
- Durata: 00:45:00
- Disponibile dal: 15/03/2014
- Etichetta:
- Tuna Records
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“Medusa” è l’LP primo, che arriva a presentare finalmente, dopo i due EP “2 Is The Beginning Of An Army” e “Rain Songs”, il duo composto da Enrico Tiberi e Manuel Coccia. Se nel corso dei due EP si era chiaramente intuita la maturazione espressiva (più che quella compositiva) tangendo linee più ampie di attitudini e generi, con questo “Medusa” il discorso è portato ad assumere i tratti cardine del progetto The Shell Collector. “The Mean” introduce su coordinate incisive e timbrica soundgardeniana il discorso principale del disco. Condimenti di Porcupine Tree e A Perfect Circle che avevano fatto capolino nei precedenti lavori vengono ripresi anche nel proseguo di questo “Medusa”. “The Filter” riesce ad essere uno dei brani elettro-acustici migliori degli ultimi tempi, magistralmente arrangiato e liricamente ispirato. “Oddly enough we became deaf / the sound of noghingness our ears had burned”, un concetto che esprime il concetto meduseo di perdita di senso dovuto alla visione diretta ed estatica. Della gorgone come del mondo circostante. Il fascino della visione estrema accoglie al suo interno strutture articolate à la Mars Volta, più dirette a mò di Audioslave, e più elettroniche alla Nine Inch Nails. La complessità del fascinoso percorso lirico e compositivo non è però da intendere come mera esibizione di tecnicismi o di astrusità espressiva. Canzoni come “Amber” e “A Sailor” sono assimilabili fin dal primo ascolto e riescono a far ben intendere come l’intenzione dei nostrani The Shell Collector possa essere stata finalmente raggiunta in tutto e per tutto. “Le Ombre” è una delle canzoni più potenti del disco, che però riesce ad offrire in un’altalena spunti pinkfloydiani e riff post-grunge, in un amalgama superbo di tensione e ariosità. La seconda parte del disco si tinge di momenti più Pearl Jam (“Still Winds They Blow”), più vicini ai due EP precedenti, ad altre più sperimentali (il minuto circa di “My Old Titanic Panasonic Tapedeck”) e sbraitate (“What It Is”), ma resta pur sempre adatta ad esprimere quella sorta di percorso spirituale ed espressivo che viene racchiuso sotto il titolo di questo piccolo gioiello di musica. Made in italy or not. Non fa differenza qui.