7.5
- Band: THE SKULL
- Durata: 00:43:57
- Disponibile dal: 07/09/2018
- Etichetta:
- Tee Pee
- Distributore: Audioglobe
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Un anno senza la sua voce ammaliante e magnetica sarebbe stato difficile da sostenere, e allora ecco che Mr. Eric Wagner ha deciso, fortuna nostra, di impugnare nuovamente il microfono. A poco più di dodici mesi di distanza dalla sua ultima opera lirico-spirituale firmata Blackfinger (“When Colors Fade Away”), uno dei simboli assoluti del doom-metal a stelle strisce è tornato all’azione, e questa volta lo ha fatto a bordo dell’altra creatura da lui plasmata; i qui presenti The Skull con l’album “The Endless Road Turns Dark”. Un nuovo viaggio introspettivo il cui contorno sonoro segue l’indelebile marchio di fabbrica dei Trouble impresso a suo tempo dallo stesso Wagner: profondo, grintoso, intimo, intriso di quel groove ricco di carica e di mistico relax in grado di trasportare l’ascoltatore in un qualcosa di unico e particolare. Un marchio che anche questa volta, ha lasciato il segno.
Accompagnato dal compagno di banco/bassista Ron Holzner, il singer lungocrinito ci regala otto pezzi di sicuro impatto sonoro e sensoriale, che fanno sicuramente storia a sé ma che riescono comunque a coesistere tra loro, in quello che è un autentico saliscendi emozionale. Note avvolgenti quelle decantate da Wagner, che si adagiano perfettamente sulle linee doom/stoner rilasciate dal resto della band: dalla titletrack sino a “Thy Will Be Done” è un delizioso quanto ruvido susseguirsi di ritmiche coinvolgenti, a tratti surreali, dimostrando il superbo livello dell’intero ensamble.
E’ uno stacco sabbathiano quello che dà il via all’opera: “The Endless Road Turns Dark” si insinua lenta e morbosa prima che uno stacco più ruvido e roccioso spacchi in due il battito imposto dall’ex Cathedral Brian Dixon. E se “Ravenswood” trasuda groove dall’inizio alla fine, è la successiva “Breathing Underwater” ad eccellere per intimità e ispirazione: sei minuti attraenti grazie ad un comparto musicale a dir poco avvolgente, impreziosito, manco a farlo apposta, dall’intensa voce del frontman di Chicago. Con “The Longing” l’aria diventa più rocciosa, quasi più heavy, contraddistinta da riff pesanti e trascinanti che vanno addirittura a sovrastare i vocalizzi di un Wagner che ‘riprende’ il proprio posto nell’oscura “From Myself Depart”. Un album sì diretto ma che comunque migliora ascolto dopo ascolto, emanando ogni volta nuove emozioni. Con “As The Sun Draws Near” i ritmi ritornano a scuotersi costruendo un pezzo possente e insieme melodioso in attesa del gran finale. Come già avvenuto in occasione dell’album citato ad inizio recensione, la parte conclusiva del full-length è dedicata alla parte più spirituale del pensiero wagneriano: ‘Oh Lord, please take my soul, take me in your house, life’s short‘ recita, in una sorta di preghiera, durante la parte centrale di “All That Remains (Is True)” lasciando quindi che “Thy Will Be Done” completi un quadro dai tratti decisi, profondi, appassionati e altrettanto delicati. I Trouble hanno tracciato la via, i The Skull la stanno seguendo alla grande; del resto il loro mentore ha sempre lo stesso nome. Eric Wagner; chapeau!