5.5
- Band: THE SORROW
- Durata: 00:46:28
- Disponibile dal: 26/10/2012
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Magari se fossero americani e se fossero riusciti ad esordire cinque/sei anni prima, i The Sorrow oggi sarebbero un nome di spicco della scena metal-core internazionale. Invece, come noto, il quartetto è austriaco e ha dato alle stampe il proprio debut album solamente nel 2007, quando ormai una certa formula sonora era già stata ampiamente sviluppata e codificata dai cosiddetti leader (Killswitch Engage, As I Lay Dying) e da conseguenti legioni di emuli. D’altronde, i Nostri – almeno sino a oggi – non hanno mai confezionato album formalmente scadenti: il loro è sempre stato un metal-core fedele alle regole, ma tutto sommato ben strutturato e orecchiabile, tanto che, di fatto, questo ha permesso loro di diventare un gruppo di sicuro affidamento tra gli appassionati di tali sonorità del circuito europeo. Al quarto full-length, le composizioni dei The Sorrow iniziano però a mostrare vari segni di usura e a rendere sempre più evidente il fatto che i ragazzi probabilmente non riusciranno mai a scrollarsi di dosso l’etichetta di “follower”. Persi per strada un bel po’ di smalto e di ispirazione a livello melodico – quelli che in passato hanno permesso loro di concepire mini hit come “My Immortal Guardian” – il gruppo oggi si ritrova infatti con un lotto di brani piuttosto incolore, in cui i chorus di Mathias “Mätze” Schlegl paiono non esplodere mai e dove il riffing spesse volte non va oltre il più piatto dei ricicli delle ricette chiave di dischi come “Aliver Or Just Breathing”, “The End Of Heartache” o “An Ocean Between Us”. Sono pochi i passaggi che effettivamente riescono a lasciare qualcosa nell’ascoltatore (vedi i chiaroscuri di “Thin Red Line” o l’orecchiabilità di “Perspectives”): il resto è nel complesso banale e “stanco” sia nella sostanza che nell’esecuzione, anche se qua e là si riesce comunque a trovare un plauso per una voce oggettivamente credibile anche nei momenti più puliti (vero, As I Lay Dying?) e per un lavoro di basso deciso. Insomma, anche se forse importerà a pochi, i The Sorrow in carriera ci hanno offerto album migliori di questo “Misery – Escape”: qualche fan se lo farà comunque bastare, ma per quanto ci riguarda l’operato dei ragazzi questa volta è da rimandare su diversi fronti.