8.0
- Band: THE TANGENT
- Durata: 00:74:00
- Disponibile dal: 21/07/2017
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Sony
Spotify:
Apple Music:
I The Tangent di Andy Tillison tornano con il loro nono full-length, intitolato “The Slow Rust Of Forgotten Machinery”. Si tratta di un album che focalizza le proprie tematiche principalmente su argomenti d’attualità ed in particolare su come viene affrontata la triste questione dei rifugiati che cercano di raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo. La line-up vede come sempre alcuni cambiamenti (se la memoria non c’inganna, infatti, mai ha suonato la stessa formazione in due album dei The Tangent) ed in particolare assieme ai confermati Jonas Reingold (basso), Luke Machin (chitarre) e Theo Travis (flauto e sax), Tillison inserisce nella band Marie-Eve de Gaultier alle tastiere e alle voci (non erano presenti voci femminili su un disco dei The Tangent dall’album “Not As Good As A Book”), mentre lo stesso Tillison si riserva per la prima volta anche il ruolo di batterista (suonando addirittura un assolo nel brano “The Sad Story Of Lead And Astatine”). Sono presenti anche alcuni ospiti, ovvero Boff Whalley, ex Chumbawamba (molti ricorderanno il loro grande successo con “Tubthumping”) e addirittura un DJ, Matt Farrow, che dà il proprio contributo in alcuni passaggi. Dal punto di vista stilistico, a nostro avviso, con questo disco Tillison è riuscito a far convivere in maniera ottimale le proprie influenze del prog anni ’60-’70 (Genesis, Yes, scuola di Canterbury) con il sound un po’ più americano che si poteva riscontrare in maniera più evidente nel precedente disco “A Spark In The Aether”. Ci sembra poi opportuno evidenziare come la band avesse spesso in passato proposto dischi un po’ altalenanti, nel senso che nella tracklist si potevano ritrovare autentiche perle accanto a tracce decisamente meno ispirate; in “The Slow Rust Of Forgotten Machinery”, per contro, pur non ravvisandosi autentici picchi di eccellenza, il livello è comunque molto buono e tutte e cinque le tracce presenti nel disco sono senz’altro molto valide. Certo, nella migliore tradizione prog, i brani sono mediamente molto lunghi: basti pensare che la traccia più breve, “Two Rope Swings”, dura oltre sei minuti e mezzo. Molto bella la strumentale “Dr. Livingstone”, incentrata attorno ad un tema portante e ricorrente, ma l’apice del disco è probabilmente rappresentato dalle lunghe suite “Slow Rust” e “A Few Steps Down The Wrong Road”. I The Tangent hanno dunque saputo parlare di problemi attuali con una cornice musicale che riesce ad essere intricata ed affascinante allo stesso tempo, grazie a passaggi atmosferici di grande intensità, squisiti arrangiamenti e splendide performance (anche pregevoli dal punto di vista tecnico e virtuosistico) da parte di tutti i musicisti (ma riteniamo doveroso fare una menzione speciale per uno stratosferico Jonas Reingold). Bel disco, sicuramente consigliato agli amanti del rock progressivo.