7.0
- Band: THE VERY END
- Durata: 00:46:56
- Disponibile dal: 26/11/2012
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
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All’approcciarsi della fine del mondo secondo i Maya, è anche giusto e doveroso che una band che si fa chiamare The Very End se ne torni per la terza volta sul mercato musicale con un nuovo platter dall’appropriatissimo titolo di “Turn Off The World” (‘spegniamo il mondo’, appunto). L’uscita del vocalist Bjorn Goosses dai Night In Gales dà il via libera completo a quello che ora è diventato il suo gruppo principale, che incide il secondo lavoro per SPV Records in un anno e mezzo. I ragazzi della Ruhr hanno perso per strada il batterista Janosch e il secondo chitarrista Rummel, sostituendoli rispettivamente con Daniel Zeman degli Enemy Of The Sun e Alex Bartkowski. Tale variazione di line-up non ha influito quasi per nulla sul songwriting della band, ancora una volta basato su strutture a cavallo tra il thrash metal moderno, il death melodico ed un classic metal molto votato all’hard-rock. Anzi, proprio il dirigersi verso sonorità più rockeggianti sembra essere stato il target delle sessioni di registrazione dei The Very End, come lo dimostrano due brani quali “Infidel” e “Dreadnought”, dai chorus dal tiro evidentemente piuttosto glamouros. L’apporto solistico della sei-corde di René Bogdanski resta di alto e cospicuo livello, a denotare – ma questa è una caratteristica che i The Very End conservano dagli esordi – l’imprescindibile approccio classico che i Nostri hanno. Alla terza uscita su full-length, peraltro curata e poco attaccabile sotto tutti i punti di vista, il quintetto in questione pare aver composto il lavoro più bello e maturo della propria carriera, senza per questo, purtroppo, farci spellare le mani e strabuzzare gli occhi. Bjorn e soci sono una buonissima band, che difficilmente riesce a scrivere una canzone brutta e che sa certamente il fatto suo e come comporre brani contemporaneamente aggressivi e orecchiabili; tuttavia, e nonostante la mano avuta dal guru Waldemar Sorychta in cabina di produzione e mixaggio, la formazione non riesce ad elevarsi prepotentemente oltre la massa, continuando a sfornare dischi di medio-discreto livello non aprendosi allo stesso tempo, però, una via decisamente verticale diretta all’apprezzamento di massa. Canzoni come “The Black Fix” – ospitata di LG Petrov degli Entombed e ritornello rubato in parte a “Black Tears” degli Edge Of Sanity – “Gravity”, la trascinante “Orphans Of Emptiness”, “Iron Sky” e “Splinters” sono magistrali nella loro pulizia, nella loro schiettezza e per bellezza, ma complessivamente “Turn Off The World” non riesce ad arrivare completamente oltre il semplice sette pieno. Lavoro comunque godibilissimo e che consigliamo di sicuro a chi non riesce ad attendere troppo il nuovo dei Soilwork, a chi adora gli ultimi Dark Tranquillity, oppure a chi ha trovato scarso l’ultimo Sylosis. Accessibilità, sintesi, tecnica, gusto compositivo: tutto al posto giusto per i The Very End, quindi date loro una possibilità!