7.5
- Band: THE WATCHERS
- Durata: 00:35:02
- Disponibile dal: 03/05/2024
- Etichetta:
- Ripple Music
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I The Watchers si sono distinti nel 2018 con un debutto capace di contaminare l’hard rock dei Rainbow di “Rising” con influenze doom ed occult-rock, senza rinunciare a divertirsi e divertire (brani come “Buzzard”, ovvero i Bon Jovi virati dark, oppure “Starfire”, il cui incedere rievoca i Soundgarden di “Superunknown”, meritano più di un ascolto).
“Black Abyss”, che si avvaleva della presenza in studio di Max Norman (già con Megadeth e Ozzy Osbourne) è stato il lasciapassare per numerosi eventi europei e americani (Desertfest London, SXSW, Maryland Doom Fest), attività live che si sono giocoforza interrotte con il 2020 pandemico e di cui rimane testimonianza nell’EP “”High and Alive” (Ripple Music).
Ci sono voluti sei anni al quartetto per confezionare in studio un degno successore a “Black Abyss”, ed il lungo periodo è servito a rifinire ulteriormente lo stile della band – ancora sotto la guida esperta di Max Norman – spostandone il baricentro verso lidi più oscuri e perfezionandone la capacità di introdurre, senza mai eccedere, elementi stilistici eterogenei all’interno di un suono tradizionalmente heavy metal.
In ogni caso, dal momento in cui “Nyctophilia” apre le (cupe) danze con il dittico “Twilight/I Am The Dark”, lungo arpeggio sinistro che si fa sovrastare da una cavalcata elettrica ricca di accenni gotici e vicina ai primi Mercyful Fate, si capisce immediatamente che i trentacinque minuti di un disco tanto conciso quanto efficace saranno principalmente una questione di voce e chitarre.
Tim Narducci è un cantante potente e versatile, capace di valorizzare (senza ricorrere a virtuosismi) la brillante melodia AOR nella ballad “Eastward Though The Zodiac” come pure di omaggiare Chris Cornell nel singolo “They Have No God”. Dal canto suo, la sei corde di Jeremy Von Epp si concede divagazioni coraggiose, facendo irrompere in “Fightin’ Bleedin’” i riff rockabilly dei Volbeat e trattando la trascinante titletrack come fosse un mix tra tardi Judas Priest (nel ritmo incalzante) e Ozzy Osbourne (nelle aperture melodiche del ritornello).
Certo, le antiche passioni dei The Watchers affiorano qua e là nel lavoro, come in “Haunt You When I’m Dead”, che sembra rileggere in chiave più tetra alcuni brani di “The Eternal Idol” dei Black Sabbath (“Lost Forever”, ad esempio), o nel trascinante numero stoner “Taker”, ma il gruppo è ormai maturo per evitare il rischio di suonare calligrafico.
“Nyctophilia” conferma quindi le capacità ed il potenziale (anche in termini di vendite) di una band dalla scrittura eclettica ed efficace, e potrebbe rappresentare il secondo tassello verso un promettente futuro da consumarsi sul main stage di parecchi festival.