7.5
- Band: THE WHITE BUFFALO
- Durata: 00:49:23
- Disponibile dal: 28/09/2017
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
Spotify:
Apple Music:
Il cantautore americano Jake Smith, conosciuto come The White Buffalo, torna nei negozi a due anni dalla sua ultima release discografica. “Darkest Darks, Lightest Lights”, il sesto disco in studio del bufalo bianco, narra come sempre di tematiche spesso intime, di storie di vita quotidiana dove si va incontro alle perdite, all’amore, alla redenzione ed alle sfaccettature oscure e lucenti della vita delle persone. Innanzitutto va detto che brani come “Hide And Seek” ed “Avalon” mostrano una maggior componente ‘elettrica’ rispetto al passato, qui Smith ci propone il suo rock cantautorale che contiene svariate influenze, dal southern alle soluzioni più melodiche che possono ricordare il Bob Dylan più frizzante. “Robbery” è costruita attorno alle linee vocali sempre calde ed avvolgenti, ma in questo caso meno ispirate del solito. Si torna alla chitarra acustica con “The Observatory”, una ballad lenta e sognante che offre il sound americano degli anni Settanta. Con “Madame’s Soft, Madame’s Sweet” il White Buffalo sfoggia un blues rock molto intenso, dal tocco sudista, emozionante anche se lento e cadenzato. La marcia aumenta velocità su “Nightstalker Blues”, impreziosito da belle parti di armonica che valorizzano le melodie del brano. Si torna in ambito ballate con “If I Lost My Eyes”, magnificamente interpretata da Jake Smith che incanta con la sua voce profonda, pochi altri musicisti oggi sanno raccontare storie in musica con la stessa sua intensità e brani apparentemente canonici diventano piccoli gioielli da ascoltare più e più volte senza stancarsi mai. Le dieci canzoni di “Darkest Darks, Lightest Lights”, a parte la già citata “Robbery”, confermano l’ottimo stato di salute di questo artista che è riuscito a conquistare il rispetto ed il supporto di tanti fan, non importa se metallari, rockettari, bluesmen e via dicendo, a conferma che la bella musica piace a livello universale. La produzione di questo lavoro non sfoggia chissà quali artifizi, ma lascia soprattutto parlare voce e chitarra: loro sono le uniche ed indiscusse protagoniste di questo libro di racconti. Un bel ritorno destinato a lasciare il segno. The White Buffalo conferma il suo stato di grande forma.