6.5
- Band: THE WORD ALIVE
- Durata: 00:44:28
- Disponibile dal: 21/02/2020
- Etichetta:
- Fearless Records
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Sesto capitolo in studio per la band di Phoenix, capitanata da Tyler ‘faccia d’angelo’ Smith, preceduto già da quattro singoli prima della sua uscita. Il melodic metalcore ultrapiacione dei Nostri cambia quel poco che basta, di album in album, per rimanere rilevante per il proprio pubblico, ed il percorso cominciato da “Dark Matter” in poi, trova il proprio culmine oggi con questo “Monomania”. Questo lavoro, manifesto molto personale della stoica battaglia del frontman con la depressione e le dipendenze, fa delle contaminazioni pop ed elettroniche la sua arma d’elezione, andando a diluire le urgenze core del passato con il contagocce: ciò si traduce in un album di pressoché alt metal con l’occasionale sfuriata e il riffone più sostenuto. Dopo svariati ascolti abbiamo trovato di discreta fattura la maggior parte delle tracce qui presenti, essendo puntate tutte sull’orecchiabilità e la facilità di assimilazione. Però, complice una tracklist piuttosto eterogenea ed un lieve abuso di certe solite soluzioni (soprattutto a livello di melodie) ci troviamo al cospetto di un lavoro purtroppo riuscito solo a metà. Da un lato veniamo presi dagli episodi anche molto ispirati e con un bel tiro, quali la titletrack, semplice e ficcante, che ha i suoi punti di forza nel suo ipnotico tappeto di elettronica e chorus da canticchiare per ore, “Numb Love”, che spinge ed emoziona anche grazie ad un solo particolarmente riuscito in chiusura, oppure “I’m Sorry You’re Sorry Now”, midtempo ipervitaminizzato con remote velleità di ballata, che vince a mani basse il titolo di ritornello più catchy del lotto; dall’altro, i restanti episodi del platter, tutti egregiamente confezionati e scintillanti, pur non essendo affatto brutte canzoni, stentano nel restarci impressi una volta giunti alla fine, andando ad intrecciarsi virtualmente gli uni con gli altri, senza molto impatto sulla lunga distanza.
Un dischetto assolutamente godibile quest’ultima fatica dei ragazzi dell’Arizona, che continua la parabola ascendente del quartetto, cominciata ormai da qualche anno, verso una dimensione più da stadio che da club underground, ma che in termini di bontà assoluta ci lascia desiderosi di qualcosa in più.